Cronache

"Fermati, ti prego". Le ultime parole di Alessandra al telefono con la sorella

Stefania Matteuzzi, la sorella della vittima: "Ho dovuto lavare il sangue dal pavimento. Lei lo aveva denunciato per stalking, nessuno sapeva del divieto di avvicinamento"

"Fermati, ti prego". Le ultime parole di Alessandra al telefono con la sorella

"Era al telefono con me mentre lui l'ammazzava. Ho dovuto lavare il sangue dal pavimento". Non si dà pace Stefania, la sorella di Alessandra Matteuzzi, la 56enne massacrata sotto casa, a Bologna, dall'ex fidanzato. La vittima aveva denunciato per stalking il presunto assassino, Giovanni Padovani: "ma questa cosa che ci fosse una restrizione nei suoi confronti, noi non la sapevamo. - rivela Stefania in una intervista al quotidiano La Stampa -Non la sapevo io, non la sapeva Sandra, non la sapeva neanche il suo avvocato".

La telefonata

Alessandra aveva paura del suo ex compagno. Al punto che, martedì mattina, ha chiesto a sua sorella di tenerle compagnia al telefono mentre stava rincasando nell'appartamento di via dell'Arcoveggio, dove viveva con sua madre Maria. "Mi ha chiamato mentre entrava con la macchina, per stare più tranquilla. - racconta Stefania -Aveva paura che Giovanni la stesse aspettando sotto casa, come infatti è stato. All'improvviso ha smesso di parlarmi e l'ho sentita gridare, chiedere aiuto. Sentivo i colpi, poi lui ha spaccato il telefono e non ho sentito più nulla. È morta qui dove mi trovo adesso". Nessun dubbio sull'assassino: "Ho sentito mia sorella gridare: 'No, Giovanni, no, ti prego'". A quel punto, la conversazione tra Alessandra e la sorella s'interrompe: "Ho chiamato subito la polizia, - dice ancora Stefania - ho detto loro di correre qui. Io abito in provincia di Ferrara, sono una trentina di chilometri da qui. Mi sono messa in strada subito. Quando sono arrivata, ormai era tardi. Un ragazzo mi ha detto di essere corso giù per fermarlo, ma di non aver fatto in tempo".

La gelosia

Giovanni Padovani e la vittima si erano conosciuti la scorsa estate "ma si vedevano sì e no una volta al mese", spiega Stefania. Sin dal primo incontro col 27enne, in occasione del pranzo di Natale, la sorella della 56enne ha notato qualcosa di strano: "Lui era geloso e prepotente.- ricorda -Chiamava continuamente mia sorella, me, mia madre, accusando Sandra di tradirlo e di mentire. Voleva che lei gli mostrasse delle prove, voleva fare delle videochiamate per vedere dove si trovava. Pretendeva che gli inviasse gli screenshot dei messaggi. Una volta, Sandra era impegnata con degli ordinativi di lavoro nel negozio di abbigliamento in cui lavorava e non gli ha risposto subito. Lui ha chiamato le colleghe, che non conosceva per niente, e ha iniziato a fare domande anche a loro". La violenza verbale del presunto assassino talvolta si traduceva in scatti d'ira incontrollata: "Io non l'ho mai visto alzare le mani su mia sorella e lei non mi ha mai detto niente. Per quanto ne so, la violenza era solo verbale e c'erano questi comportamenti di abuso, come quello di buttare per terra piatti e bicchieri durante le liti. Era accecato dalla gelosia. Questo però mi ha sempre spaventata molto e così era anche per mia sorella".

La denuncia

Alessandra aveva provato ad interrompere la relazione con Padovani "ma lui si è messo a perseguitarla ancora di più. Staccava il contatore della luce dell'appartamento per obbligarla a scendere e si appostava nell'androne delle scale per sorprenderla. Una volta, si è arrampicato sulla palazzina ed è entrato in casa dalla finestra", racconta ancora la sorella della vittima. Messa alle strette, la 56enne era stata costretta a firmare una denuncia per stalking ottenendo un provvedimento restrittivo nei confronti dell'ex. Non è bastato. "Certo, c'è poco da fare se uno ti assale e ti massacra di botte in un attimo, - dice Alessandra - ma a quanto pare lui è rimasto qui ad aspettarla a lungo e poteva essere allontanato".

Poi un appello alle donne vittime di abusi: "Voglio dire che anche se questo non l'ha salvata (sua sorella ndr), se ci sono donne che si sentono minacciate e hanno paura di un uomo, devono trovare la forza di cercare aiuto, devono fare la stessa cosa".

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