Cronache

Strage dei porti aperti

Donne e bimbi annegati a Lampedusa. Più barconi partono, più morti ci sono

Strage dei porti aperti

Decine di morti il bilancio è ancora incerto e provvisorio soprattutto donne e bambini. È successo nell'ennesimo naufragio al largo di Lampedusa di un barcone carico di immigrati.

Con Salvini al governo e ministro dell'Interno tutto sarebbe stato chiaro e oggi i giornali titolerebbero: «Strage dell'Italia fascioleghista», il Pd sarebbe in piazza a manifestare il suo sdegno, Saviano girerebbe per talk show a pontificare contro «quel criminale del Papeete».

Oggi invece non c'è nessun «criminale» da mettere all'indice, nessuna colpa di Stato da enfatizzare. Sotto i governi di sinistra si muore e la cosa finisce lì, soprattutto tutti zitti e «basta con le strumentalizzazioni che noi siamo gente seria».

Per noi invece i morti sono tutti uguali e ben sappiamo che l'Italia di ogni colore politico si è sempre prodigata per evitarli. Ma prendiamo atto che la recente (e archiviata da questo governo) politica del rigore in quanto a vittime ha dato i suoi risultati: dai cinquemila inghiottiti dal mare nel 2016, anno clou dell'accoglienza senza se e senza ma, si è passati ai circa 500 di quest'anno, anno dei «porti chiusi». La percentuale tra immigrati partiti e immigrati morti nell'attraversamento è praticamente la stessa, ma siccome la matematica non è una opinione meno partenze uguale meno morti. Che alla fine è quello che conta, almeno per chi ha a cuore le singole vite umane più delle percentuali.

Ci manca la controprova, ma chissà se la sciagurata spedizione dell'altra sera sarebbe partita sapendo che dall'altra parte del mare i porti erano chiusi. Chissà se altri salperanno nelle prossime ore con il mare agitato avendo letto che ora l'Italia accoglierà tutti e che l'Europa è pronta a fare la sua parte spartendosi automaticamente gli arrivati.

Cioè chissà se anche in buonafede non ci stiamo rendendo complici di stragi di donne e bambini e che in attesa di tempi migliori (per i quali occorre lavorare) deve valere la regola del meno peggio: meglio un bambino vivo in Libia che morto in mezzo al Mediterraneo.

A volte anche un cinico marketing può aiutare ad evitare disgrazie come quelle dell'altra notte.

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