Cronache

Strangola la moglie, morta dopo 9 giorni: "Nessuno ti amerà come me"

Giulia Lazzari è morta dopo 9 giorni di agonia. Era stata strangolata dal marito nella loro abitazione ad Adria, in provincia di Rovigo, dove la coppia abitava. Il movente dell’aggressione sarebbe legato al fatto che la coppia si stava separando

Strangola la moglie, morta dopo 9 giorni: "Nessuno ti amerà come me"

Giulia Lazzari la giovane 24enne non ce l'ha fatta, è morta oggi all'ospedale di Rovigo, dove era stata ricoverata dallo scorso 8 ottobre, giorno in cui era stata strangolata dal marito nella loro casa Adria, dopo una lite, probabilmente a causa della separazione in corso. La coppia aveva una figlia di 4 anni. Il marito, originario di Palermo, è detenuto in carcere da sabato scorso, ed ora per lui l'accusa diventa di omicidio.
L'uomo ha aggredito la moglie nella loro casa di Adria mentre discutevano della imminente separazione. Il 28enne aveva poi tentato di togliersi la vita. E' rimasto ricoverato alcuni giorni nell'ospedale di Adria, per poi essere trasferito in carcere. La coppia si stava separando. L'uomo su Facebook scriveva due giorni prima dell'omicidio un post che porta la data del 6 ottobre. "Non è giusto però così. Io sono quello che sono, lo sapevi ma tu (h)ai sbagliato e hai fatto malissimo". "Non troverai mai nessuno che ti amerà e che ti darà tutto l'amore che ti (h)o dato io". Il marito adesso è detenuto in carcere da sabato scorso.

L'ennesimo episodio di femminicidio si lega al "Codice Rosso", ovvero il codice varato per la violenza sulle donne che continuano ad essere uccise. La media è di una ogni due giorni. La legge è un segnale culturale ma, senza investimenti, non risolve i problemi. A parlare è il presidente dei matrimonialisti (Ami) Gian Ettore Gassani in occasione del convegno organizzato a Roma "Se fa male non chiamarlo amore, luci ed ombre del codice rosso e della rete". È lui ad aprire l'incontro tematico, partecipato da molte donne: di elevato spessore, tra i tanti pregevoli interventi, è stato quello del magistrato Valerio de Gioia, giudice specializzato in violenza di genere che, da un lato, plaude al Codice Rosso dallo stesso considerato come "fondamentale nella misura in cui dà un segnale importante alle vittime dei reati di genere che devono sapere che le istituzioni sono dalla loro parte", dall'altro avanza qualche suggerimento.
"Solo dal confronto tra avvocati e magistrati si possono trarre delle linee che potranno guidare il legislatore - sostiene de Gioia - Io, per esperienza, suggerisco un intervento che, nei casi estremi e con le dovute garanzie all'imputato, consenta di agevolare il giudice nell'acquisizione delle dichiarazioni rese in precedenza, ampliando la portata applicativa di una disposizione che già esiste. Questo consentirebbe di evitare alla persona offesa di diventare vittima anche del giudice dinnanzi al quale dovrà ripeter fatti traumatici.

Sempre a condizione che ci siano gli estremi di violenza e minaccia che si è portata avanti nel corso del tempo".

Commenti