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Sul cancro la politica fa la cosa giusta

Capita talmente di rado che quando capita vale la pena di rimarcarlo: il Parlamento, all'unanimità, ha fatto una cosa buona e utile ai cittadini

Sul cancro la politica fa la cosa giusta

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Capita talmente di rado che quando capita vale la pena di rimarcarlo: il Parlamento, all'unanimità, ha fatto una cosa buona e utile ai cittadini. Ieri infatti il Senato ha approvato in via definitiva, e senza alcun voto contrario, la legge sull'oblio oncologico che toglie tutta una serie di limiti e divieti che colpivano chi è stato malato di tumore e che per questo fino a ieri era impossibilitato ad accedere a un mutuo, avere un prestito, stipulare assicurazioni sulla vita, adottare un bambino.

In Italia ci sono in vita 3,6 milioni di persone colpite da un cancro, oltre un milione di queste sono già state dichiarate guarite clinicamente, ma finora non lo erano socialmente, perché considerate inabili e a rischio di decesso maggiore. Ecco, d'ora in poi né lo Stato né i privati (banche, assicurazioni, datori di lavoro, erogatori di servizi) potranno più pretendere che nei questionari sanitari si sia tenuti a dichiarare di essere stati malati di tumore in assenza di recidive da almeno dieci anni per gli adulti e cinque per chi colpito da minore.

Per una volta l'Italia si pone all'avanguardia nel riconoscimento di diritti civili primari, prima di noi infatti soltanto la Francia, i Paesi Bassi e più di recente il Portogallo avevano adottato leggi simili, che aprono la strada a un diritto più vasto che è quello all'oblio anche al di fuori dalla sfera sanitaria. Da tempo si discute se una persona possa pretendere di cancellare dalla memoria collettiva qualcosa che ha riguardato la sua vita, nel bene ma più spesso nel male, nel momento in cui questa cosa esce dall'interesse generale dell'opinione pubblica o è superata da fatti successivi. È possibile, nell'era di Internet, raggiungere questo obiettivo? Giuristi di mezzo mondo ci si stanno applicando a tempo pieno senza riuscire a venirne a capo, perché la tecnologia ormai ha il sopravvento sull'uomo nella comunicazione e perché labile è il confine tra il diritto all'informazione e quello alla privacy, addirittura quello tra la falsificazione e la verità. In una società di saggi la parola oblio non dovrebbe significare «dimenticare» ma più semplicemente «non tenerne più conto». Già, sarebbe un giusto compromesso.

È che le società di soli saggi non esistono e i furfanti sono sempre all'opera.

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