Cronache

"Non fu Sonia la mandante dell'omicidio del marito"

Sonia Bracciale è stata condannata a 21 anni per aver commissionato l'omicidio del marito, Dino Reatti. Dieci anni dopo, il caso si riapre. L'avvocato: "è innocente"

Svolta nel giallo di Anzola: "Non fu Sonia la mandante dell'omicidio del marito"

Un giallo sfociato nel sangue che si riapre dopo 10 anni. Stiamo parlando dell'omicidio di Dino Reatti - avvenuto nel 2012 nel Bolognese - per cui è stata condannata a 21 anni di reclusione Sonia Bracciale, moglie della vittima. Secondo la magistratura, la 53enne brindisina commissionò l'assassinio del marito dal quale si stava separando. Gli esecutori materiali del delitto, due persone vicine all'imputata, sono state condannate rispettivamente a 14 e 16 anni di carcere. Ma ora potrebbe profilarsi una svolta clamorosa. Il legale della donna, l'avvocato Gabriele Magno, ha chiesto e ottenuto la revisione del processo: "La mia assistita è innocente", ha spiegato alle pagine de Il Resto del Carlino.

La riapertura del caso

La partita sembrava chiusa da un pezzo. Almeno da quando le condanne erano state cristallizzate con sentenza definitiva dalla Corte di Cassazione. E invece, a dieci anni dal misfatto, si apre un nuovo capitolo sulla morte atroce di Dino (fu ucciso a sprangate). La tenacia dell'avvocato Gabriele Magno, che da anni si batte per dimostrare l'estraneità alla vicenda della sua assistita, è stata premiata. La Corte d’Appello di Ancona, attraverso il decreto del presidente della sezione penale Giovanni Treré, ha ordinato l'udienza per il prossimo 15 febbraio nel capoluogo marchigiano. "Abbiamo nuove prove che dimostrano come Sonia sia innocente, non essendoci al contrario prove contro di lei", ha spiegato il legale.

Le prove che scagionano Sonia

Al tempo, le indagini ruotarono attorno a una serie di intercettazioni ambientali tra Sonia e i due esecutori materiali del delitto (l’amico della donna, Giuseppe Trombetta, e l’allora nuovo compagno Thomas Sanna). "La ricostruzione delle conversazioni consiste semplicemente nel far combaciare gli audio con i video nella caserma, azione non fatta nel montaggio dagli investigatori, che così hanno indotto il giudicante a ritenere che Sonia fosse d’accordo con Sanna e Trombetta", ha spiegato Magno. Decisiva ai fini della condanna emessa nei confronti della 53enne brindisina furono le dichiarazioni dell'imputato Trombetta che puntò dritto il dito contro l'ex moglie della vittima. "Siamo in possesso della ritrattazione completa sia di Trombetta, il grande accusatore, sia di Sanna – ha continuato il legale –. Poi abbiamo una lista di testimoni da sentire, compresi i nostri consulenti".

La reazione dei familiari di Riatti

Se la Corte d'Appello di Ancona sembra avere tutta l'intenzione di procedere con nuovi approfondimenti sulla vicenda, i familiari di Dino Riatti restano inamovibili sulle loro posizioni, certi della colpevolezza di Sonia. "Per tutta la vita ha manipolato chiunque – aveva ribadito nei mesi scorsi Renata, la sorella di Dino –. Lei è sempre stata violenta con mio fratello. La verità di tre tribunali è già stata scritta, una volta ogni tanto giustizia è stata fatta".

"Finalmente dopo tanti anni di carcere ho l’occasione di riabilitare la mia persona di fronte a una accusa tanto infamante. Mi auguro che l’accoglimento della richiesta di revisione possa finalmente fare luce sulla mia innocenza", ha replicato Sonia Bracciale in videoconferenza dal carcere. La donna è stata intervistata di recente anche dalla giornalista Franca Leosini partecipando a una puntata del programma Storie Maledette.

La 53enne si è sempre professata innocente.

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