Cronache

Taranto, la Curia dice basta all'inquinamento ambientale Ilva

È la prima volta che la Chiesa interviene così radicalmente contro l’immunità penale per i reati ambientali e a favore della valutazione del danno sanitario

Taranto, la Curia dice basta all'inquinamento ambientale Ilva

Ilva. Il nodo gordiano che vede ambiente e salute dei cittadini e dei dipendenti dello stabilimento siderurgico da un lato e la questione occupazionale dall'altro non sembra comunque sciolto malgrado il passaggio della fabbrica ad Arcelor Mittal. Tanta la delusione, come sappiamo, dei tarantini dopo la grande illusione riposta nei Cinque Stelle a proposito della bonifica e della riconversione.

L’accordo tra Arcelor Mittal (nuovo "affittuario" dell'Ilva) e l'amministrazione straordinaria insieme ai sindacati ha messo nero su bianco la questione lavorativa. Nessuna chiusura delle fonti inquinanti, bonifica e riconversione dello stabilimento siderurgico. Davanti a tutto questo ha deciso così di far sentire la sua voce, la Chiesa. In occasione della tredicesima giornata nazionale per la custodia del creato, ha infatti parlato di ambiente e salute. Al centro la seconda enciclica di Papa Francesco "Laudato sì" il cui argomento principale è proprio l'ambiente.

I cattolici si pongono un interrogativo: "Che cosa risponderemo agli uomini e alle donne che oggi sono bambini quando ci chiederanno conto dello stato di salute loro e del pianeta che gli avremo consegnato?" E continuano nella nota: "Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto la notizia dell’avvenuto passaggio dell’Ilva di Taranto al nuovo affittuario-promissario acquirente, notizia che da una parte libera lo scenario economico ed occupazionale dalle incertezze, ma dall’altra lascia immutato il timore che nulla possa cambiare sul piano della salvaguardia della salute e dell’ambiente. Non lascia sereni, infatti, il permanere dell’immunità penale, estesa ora a chi gestirà lo stabilimento. Non offre motivo di tranquillità l’assenza di sanzioni pecuniarie nel caso di mancata osservanza delle prescrizioni nei termini previsti, come l’assenza di rassicurazioni in merito alle polveri diffuse, pericolose quanto le convogliate." Insomma il nuovo patron dell'Ilva non dà certezze (si parla di piano ambientale di Arcelor Mittal, ma nessuno sa fino in fondo cosa prevede). La curia di Taranto chiede "una sorveglianza vigile da parte degli enti preposti."

E la Chiesa non si lascia rassicurare dalla valutazione del danno sanitario avvenuto negli anni passati. Vogliono risposte al loro interrogativo sul futuro. "Sarebbe auspicabile produrre in via preliminare una valutazione di impatto sanitario" da parte di Arcelor Mittal per "rasserenare gli animi e riaprire quel dialogo tra istituzioni e cittadini che ha subito negli ultimi giorni una brusca battuta d’arresto."

A dicembre, a Katowice in Polonia, ci sarà la conferenza internazionale COP24 in cui le classi dirigenti di tutto il mondo sono chiamate a parlare di cambiamento climatico. "Taranto, simbolo di un obsoleto modello produttivo che sta “ammalando” il pianeta, diventa il luogo nel quale si gioca la credibilità di chi ha sottoscritto a Parigi nel 2015 impegni cogenti in materia di salvaguardia ambientale. Sappiamo che il sistema di leggi che regola il modello industriale italiano è decisamente arretrato rispetto a quelli di realtà non troppo distanti dalla nostra e che pure sono ritenuti non sufficienti a garantire la salute dei cittadini.

" Un'azione decisiva è quello che chiede la curia di Taranto ai dirigenti nazionali per la prima volta nella storia della città.

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