Cronache

Teramo, picchia il padre ma il giudice lo assolve: "Educato così dai genitori"

Il giudice ha deciso di assolvere un 29enne del Teramano perché, in sostanza, vittima di un modello educativo sbagliato

Teramo, picchia il padre ma il giudice lo assolve: "Educato così dai genitori"

Chi semina vento raccoglie tempesta. Si potrebbe riassumere così la storia, che ha avuto un epilogo in tribunale, che vede protagonista un uomo della provincia di Teramo ed il figlio 29enne. Quest’ultimo è finito a processo perché accusato di aver maltrattato il genitore. Ma il giudice, raccolti tutti gli elementi utili, ha assolto il giovane. Il responsabile di quanto accadeva tra le mura domestiche, in sostanza, era lo stesso genitore. L’anziano, infatti, usava metodi piuttosto discutibile per educare il figlio fin da quando era piccolo, tanto che arrivava ad usare le mani. Così il giudice ha deciso di assolvere il 29enne vittima di un modello educativo sbagliato: cresciuto in un clima di violenza, l'imputato ha creduto di potersi comportare in un modo simile.

All'epoca dei fatti, il ragazzo viveva con i genitori e due fratelli. Ma la coabitazione non era delle più serene. Continui litigi, infatti, turbavano la tranquillità familiare. E non solo. Perché urla e altri rumori infastidivano anche i vicini che, preoccupati ed esasperati, in una occasione hanno allertato i carabinieri. A quel punto, come racconta Il Centro, è scattata la denuncia di entrambi i genitori nei confronti del 28enne per maltrattamenti in famiglia con un fascicolo aperto dal pubblico ministero Enrica Medori della procura di Teramo.

Nel capo d'imputazione si legge che il giovane avrebbe avuto continui comportamenti offensivi in particolare verso la madre, fumato marijuana all'interno della casa tanto "da disperderne le esalazioni per tutta l'abitazione" e costretto i familiari ad inalarne i fumi, avrebbe tenuto il volume della musica alto così da disturbare il riposo dei conviventi e rifiutarsi di abbassarlo nonostante le richieste. Non meno importante, il ragazzo avrebbe avuto "atteggiamenti violenti nei confronti del padre". Tra i due ci sarebbe stata una violenta lite durante la quale il 29enne avrebbe sferrato un pugno al volto genitore. Un cazzotto così forte da provocare la rottura della dentiera all’uomo. Su questo punto vi è un elemento strano. Agli atti non sono risultati certificati. Così come non sono risultati documenti che attestassero i presunti litigi finiti alle mani anche con gli altri fratelli. Episodi che, secondo la ricostruzione della Procura, sarebbero avvenuto nell’arco di tempo di dieci anni, dal 2009 al 2019.

L'imputato ha reso spontanee dichiarazioni, durante le quali ha ammesso di aver compiuto solo un atto di violenza contro il genitore, accaduto un paio di anni fa. Per giustificarsi di tale azione il ragazzo ha spiegato che da piccolo veniva picchiato dal genitore. "Ho visto mio padre che fin da piccolo alzava le mani e ho imparato a farlo. Ho pensato che si potesse fare così", ha raccontato al giudice Domenico Canosa.

Una circostanza, come ha spiegato anche l'avvocato difensore Pierfrancesco Manisco, ritenuta credibile dal giudice in quanto “confermata pure da sua madre in dibattimento". La donna, sentita come teste, ha dichiarato di non aver mai avuto paura del figlio, ma piuttosto di suo marito. Alla fine delle udienze, la stessa Procura aveva chiesto l'assoluzione per il 29enne. E così il giovane è stato assolto perché il fatto non sussiste. Il Tribunale ha proceduto alla riqualificazione del reato in ingiurie e lesioni: il primo reato è depenalizzato mentre per il secondo non si può procedere per difetto di querela.

Se il papà avesse dato il buon esempio allora la sentenza sarebbe stata diversa.

Ma con un altro tipo di educazione magari non si sarebbe finiti in tribunale: senza botte non si può escludere che il ragazzo avrebbe avuto comportamenti più gentili verso i familiari.

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