Cronache

Quel Termopolio di Pompei? Solo una "scusa" per la Francia

Il ritrovamento è vecchio di almeno un anno e mezzo: le foto erano spuntate già nel 2019. Così è stato utilizzato per trasmettere su Rai2 un "costoso" documentario francese

Quel Termopolio di Pompei? Solo una "scusa" per la Francia

Un'affascinante bottega dell'antichità con smercio di street food, una struttura decorata con immagini che riproducono una ninfa marina a cavallo e animali dai colori accesi. Il Termopolio tornato alla luce recentemente a Pompei non ha lasciato affatto indifferenti: un team interdisciplinare di specialisti ha immediatamente provveduto a studiare il materiale per verificare quanto la scoperta possa ampliare le conoscenze sulle abitudini alimentari di età romana. "Un grande esempio per la ripresa del Paese", si è affrettato a pronunciare Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali. Peccato però che si sia dimenticato di riferire un particolare di certo non irrilevante.

La scoperta del Thermopolium in realtà risale al 2019 quando, nell'ambito degli scavi della Regio V del Parco Archeologico, erano emersi nuovi affreschi che decoravano il bancone. A darne notizia sul proprio profilo Instagram era stato Massimo Osanna, già direttore del Parco Archeologico e dal primo settembre del 2020 direttore generale dei musei. Infatti già il 27 marzo 2019 vi avevamo parlato del ritrovamento di un antico "fast food" di epoca romana in cui i clienti acquistavano cibo da portare a casa o da consumare velocemente sul posto. Comunque l'impianto commerciale era stato indagato solo in parte nel 2019, durante gli interventi del Grande Progetto Pompei per la messa in sicurezza e consolidamento dei fronti di scavo storici.

Quel documentario su Rai2

Allora come mai una notizia così datata è stata diramata con grande entusiasmo in questi giorni? L'intento potrebbe essere stato quello di fare da vetrina al governo, pompando la comunicazione per cercare di mantere quel poco consenso rimasto dopo la gestione dell'emergenza Coronavirus. Ma c'è un'altra motivazione: il Termopolio di Pompei avrebbe rappresentato un'esca per lanciare una documentario francesce su Rai2, "Les dernières heures de Pompéi". Dunque un prodotto che non è stato creato in Italia e che non è della Rai. Eppure l'azienda si avvale di una sezione interna, diretta da Duilio Giammaria, dedicata proprio ai documentari.

Come riportato da La Verità, il film appartiene alla Gedeon Programmes ed è stato realizzato in coproduzione con il Parco archeologico di Pompei, France Télévision, la televisione belga, l'Ebu (Unione europea di radiodiffusione), l'americana Curiositystream ed NHK, il servizio pubblico giapponese. In sostanza la Rai avrebbe semplicemente costruito l'incipit sul fast food del primo secolo dopo Cristo per mandarlo in onda i primi dieci minuti. Così la sezione Documentari, dedicata e finanziata con soldi pubblici, si sarebbe limitata ad attualizzare iniziative altrui "dopo averle lautamente pagate".

Il direttore Giammaria ha fornito una spiegazione tecnica: "Lo abbiamo attualizzato con l'équipe interna".

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