Cronache

Attacco di un algerino con l'auto: terrore al Santuario di Pompei

Strage sfiorata sul viale pedonale che porta alla basilica. Dopo aver rubato un'auto l'immigrato drogato si è lanciato contro i fedeli

Attacco di un algerino con l'auto: terrore al Santuario di Pompei

"L'ho fatto per potermi avvicinare ad Allah". La giustificazione che Othman Jridi, algerino 22enne che è volutamente andato a schiantarsi contro le fioriere di cemento, che erano state sistemate proprio per proteggere il Santuario di Pompei da eventuali attacchi terroristici, è inquietante. Perché il clandestino, espulso dal questore di Cagliari dopo essere stato già cacciato dalla Francia, non solo non avrebbe dovuto essere nel nostro Paese, ma è riuscito ad agire indisturbato arrivando a un passo dal commettere una strage.

Othman Jridi è già stato processato. La difesa aveva, infatti, chiesto il rito abbreviato. Le accuse che gli erano state mosse contro erano piuttosto lievi. Si andava dal furto dell'auto, con cui si è schiantato contro le fioriere della basilica, alle false dichiarazioni rilasciate agli agenti che lo hanno arrestato dopo un primo tentativo di fuga. Eppure, come ricostruisce il Corriere del Mezzogiorno, "a fronte di una richiesta di quattro anni e un mese da parte del pm", è stato condannato a due anni e mezzo che dovrà scontare in carcere e non agli arresti domiciliari come sarebbe, invece, previsto dalla legge per le condanne inferiori ai tre anni.

Nel condannarlo e, soprattutto, nel disporre gli arresti in carcere, il giudice monocratico di Torre Annunziata, Fernanda Iannone, ha tenuto conto dell'"estrema pericolosità" del gesto. Dopo aver asuntop droghe e rubato l'auto, Othman Jridi ha, infatti, percorso a tutta velocità via Bartolo Longo e invaso una zona pedonale che, anche in quel momento, era frequentata da centinaia di fedeli. Non solo. Durante l'udienza di convalida, ha detto di essersi lanciato a tutta velocità contro la folla "per sentirsi più vicino ad Allah" e poi si è messo a recitare una litania araba in nome di Allah.

Per la Iannone, poi, c'è "il concreto ed attuale pericolo che l’imputato commetta altri" attacchi terroristici simili a quello compiuto alla santuario di Pompei.

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