Cronache

Quella "rete balcanica" in Italia che arruola e addestra jihadisti

L'arresto di Roka Zavbi è il "frutto del lavoro di due anni", spiega la procura di Venezia. Lo sloveno che aveva vissuto in Italia aveva importanti contatti con i vertici del jihadismo balcanico

Quella "rete balcanica" in Italia che arruola e addestra jihadisti

L'arresto del presunto terrorista sloveno Roka Zavbi è "il frutto del lavoro di due anni" realizzato in collaborazione tra la polizia italiana e quella bosniaca.

A spiegarlo è stato oggi il procuratore distrettuale di Venezia Achille d'Ippolito, nel corso di una conferenza stampa in cui sono stati illustrati ai media i dettagli dell'operazione che ha portato all'arresto, avvenuto ieri a Venezia, del 26enne balcanico accusato di aver fatto propaganda per l'arruolamento di potenziali terroristi nel nostro Paese."Rok Zavbi -ha dichiarato il comandante dei Ros di Padova Sabino Labagnara - è un soggetto carismatico, con trascorsi di combattente in Siria. Era tornato in Slovenia, appunto dopo aver combattuto tra le file jihadiste. E su mandato dell'Imam Husein Bosnic, attualmente detenuto in Bosnia con l'accusa di terrorismo internazionale, aveva il compito di istruire gli aspiranti foreign fighter selezionati da quest'ultimo per gli aspetti logistici e gli spostamenti per arrivare sul teatro di guerra in Siria oltre a dare istruzioni di carattere tecnico per le armi. Sono state riscontrate alcune sue presenze in Italia appunto per contattare gli aspiranti combattenti." "E in questa direzione - ha spiegato ancora Labragnara- l'arrestato di sabato aveva contattato il cittadino bosniaco Ismar Mesinovic che era partito dall'Italia assieme al figlio di appena due anni e seguendo la rotta balcanica aveva raggiunto la Siria insieme all'altro cittadino macedone Munifer Karamaleski, per unirsi all'Is. Il primo sarebbe stato ucciso in Siria nel dicembre 2013 e da allora di suo figlio non si sa più nulla"

"Zavbi - ha detto il comandante dei Ros di Padova - è un soggetto carismatico sul piano tecnico e logistico". Sempre secondo quanto emerso dall'inchiesta, Mesinovic aveva avuto il compito su indicazione di Bosnic di reperire prima della sua partenza per la Siria un furgone, un drone radiocomandato e un visore notturno. Materiale, quest'ultimo, che è risultato essere stato spedito nel dicembre del 2013 dalla Germania all'interno di un pacco con una fattura a nome dello stesso Mesinovic.

Secondo gli inquirenti Zavbi avrebbe avuto dei contatti nel bellunese, dove sarebbe stato ospitato a casa di aspiranti terroristi impegnati nella preparazione della guerra santa in Siria.

Tuttavia, ha concluso d'Ippolito, allo stato delle cose non c'erano elementi che lasciassero presupporre che Zavbi stesse preparando un attentato terroristico nel nostro Paese o altrove.

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