Politica

Toh, Travaglio scopre i pm politicizzati

Toh, Travaglio scopre i pm politicizzati

Ci sono voluti 55 anni, 4 mesi e 12 giorni: ma alla fine Marco Travaglio, dopo un'intera esistenza spesa a tifare per le toghe (più precisamente, per i pm: perché i giudici giudicanti hanno talvolta il vizietto, per lui imperdonabile, di assolvere) ha scoperto che i giudici italiani sono malati di «spocchia, autoreferenzialità, ipocrisia, doppiopesismo, astrattezza, elitismo, compiacimento di stare dalla parte dei buoni e dei giusti». Caratteristiche delle nostre toghe che i lettori del Giornale conoscono bene, ma che quelli del Fatto Quotidiano si sono visti spiattellare a sangue freddo, ieri mattina, nell'editoriale del direttore. Facile immaginare il disorientamento tra i lettori del quotidiano che il mitico Frank Cimini ha ribattezzato il Manette Daily, brava gente abituata a tenere l'icona di qualche pm sulla mensola come quella di Padre Pio: e che ora si sentono dire senza preavviso che tra i magistrati circolano «deliri vetero-ideologici». Roda da fargli venire un coccolone.

Forse l'età ha illuminato Travaglio, o forse si è semplicemente letto le statistiche da brividi sulla quantità di innocenti che finiscono in galera; forse ha scoperto che in magistratura fa più carriera chi ha la tessera giusta di chi sgobba come un mulo; o magari si è reso conto che è proprio la «spocchia» dei magistrati, la loro distanza dal modo di pensare della gente normale, a produrre certe sentenze aberranti. In ogni caso, verrebbe da dire: «Benvenuto tra noi, caro Marco».

Peccato che poi, leggendo con attenzione l'articolessa del direttore, superato lo choc iniziale, si scopre che a risultare improvvisamente indigesti a Travaglio non sono i magistrati in genere, e nemmeno quella loro espressione un po' perversa che sono le correnti interne al Csm. No, a incarnare la sequenza di peccati mortali snocciolati nell'editoriale, è una e una soltanto delle correnti delle toghe: Magistratura democratica, la sigla storica dei giudici di sinistra, che in questi giorni ha tenuto il suo congresso. Md, e i nostri lettori lo sano bene, ha molte colpe: lo stesso congresso concluso ieri ha confermato la sua incapacità cronica di distinguere tra poteri dello Stato. Purtroppo a risultare indigesta a Travaglio non è stata la pretesa delle toghe rosse di dettare le leggi al Parlamento, ma - paradossalmente - l'unica scelta meritoria del congresso, quella di dare la parola anche ai rappresentanti degli avvocati: quasi un'ovvietà, che diventa un peccato mortale per chi considera gli avvocati, e il diritto di difesa in genere, l'arma dei criminali per schivare la legge.

Md è spocchiosa? Sì, certo. Ma è un falso abbagliante indicarla come unica depositaria di guai dolorosamente trasversali alla categoria. A considerarsi antropologicamente superiori al popolo bue, caro Travaglio, sono giudici di tutte le correnti: compresi quelli di Autonomia e Indipendenza, la sigla del tuo amico Piercamillo Davigo, appena nata e già in crisi.

Spiegalo ai tuoi lettori, magari non tra altri 55 anni. Altrimenti la tua indignazione si riduce ad uno spot - inutile e un po' triste - per la corrente dei giudici grillini.

Luca Fazzo

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