Cronache

Torna libero il mostro di Foligno. Uccise due bambini e disse: "Se esco, uccido ancora"

Scontati i 30 anni di carcere cui era stato condannato. Ora andrà in una clinica psichiatrica

Torna libero il mostro di Foligno. Uccise due bambini e disse: "Se esco, uccido ancora"

Il mostro di Foligno torna in libertà. Reo-confesso, lucidamente consapevole della violenza cui cui ha ucciso due bambini, Simone Angeletti (4 anni) e Lorenzo Paolucci (13 anni), eppure formalmente libero. Il suo processo, infatti, si era concluso in Cassazione con la condanna a 30 anni. L'accusa aveva chiesto per lui l'ergastolo, ma nonostante lo stesso "mostro" avesse dimostrato agli psichiatri di sapere esattamente cosa stesse facendo. Di aver premeditato molte delle sue mosse. Oggi, però, ha scontato la sua pena. Nel 2006, infatti, Luigi Chiatti ha anche ottenuto un ulteriore sconto dovuto all'indulto, che ne ha ridotto di 3 anni la permanenza in carcere.

La scarcerazione

"Potrebbe essere trasferito in una Rems (Residenze per l'esecuzione di misure di sicurezza) in un'altra struttura, non ci è stato comunicato dove - spiega l'avvocato di Luigi Chiatti, Guido Bacino - I genitori di Chiatti sanno del provvedimento aspettano di sapere la destinazione". "Ciò che oggi interessa è garantire l'internamento di Chiatti, magari in uno dei carceri psichiatrici non ancora dismessi - ha scritto in una nota l'avvocato Giovanni Picuti, legale dei familiari delle vittime del "mostro di Foligno". "Mi auguro - prosegue - che in caso di delitti così efferati commessi da soggetti socialmente pericolosi il legislatore faccia un dietro-front. Lo Stato ha il dovere di provvedere alla custodia dei criminali psichiatrici, prima di tentare una loro improbabile guarigione". Dopo i trenta anni di galera, Chiatti torna libero. Ma poiché, oltre alla semi-infermità mentale i giudici ne avevano riconosciuto anche la pericolosità sociale, il "mostro" sarò trattenuto in una struttura psichiatrica appropriata. Questo per soli tre anni, poi si vedrà.

Gli omicidi del "mostro"

Luigi Chiatti è il figlio adottivo di una nota famiglia di Foligno, una città nel cuore dell'Umbria. I primi anni di vita li ha trascorsi in un orfanotrofio, prima di essere adottato dalla famiglia Chiatti. Venne arrestato il giorno immediatamente successivo al secondo delitto. Il 4 ottobre del 1992 il corpo di Simone Allegretti venne trovato senza vita in fondo ad una scarpata. Il mostro lasciò anche un biglietto scritto in cui rivendicava l'omicidio e forniva indicazioni dettagliate sul luogo dove poi venne ritrovato il corpo di Lorenzo, disperso da alcuni giorni. Solo quando il 7 agosto del 1993 anche il cadavere di Lorenzo Paolucci fu trovato a pochi metri dalla villetta dove viveva Luigi Chiatti, il cerchio intorno al "mostro" si chiuse. Arrestato il giorno successivo al secondo omicidio, Chiatti confessò i due delitti. Divenne così il "mostro di Foligno".

"Tornerò ad uccidere"

La condanna in primo grado parlava chiaro: due ergastoli. Ma a ridurre la pena a 30 anni era intervenutala decisione del giudice che ne dichiarava la semiinfermità mentale, causata da un periodo di violenze subite in orfanotrofio. Una scelta che aveva creato polemiche e molte perplessità. Nella perizia presentata dal Pm, infatti, lo psichiatra Vittorino Andreoli aveva riportato alcune frasi del mostro che ne dimostravano la lucida violenza. Il perito lo considerava una persona "normale", non infermo di mente. Poi concluse: "Datagli l' opportunità di uscire, egli uccide di nuovo e lo sa perfettamente". Lo stesso chiatti, ad una guardia carceriaria, confermò le sue intenzioni dicendo: "Una volta che avrò scontato la mia pena, forse saranno vent' anni, studierò quello che ho scritto sul floppy-disk a proposito dell' omicidio di Simone. Così almeno questa volta ucciderò con più intelligenza...".

"Ho già perdonato Luigi Chiatti ma non lo perdonerei più se accettasse di tornare libero - ha detto Luciano Paolucci, il padre di Lorenzo, alla conclusione della pena del mostro - Ho perdonato Chiatti per le violenze che ha subito da piccolo. Ma non perdonerei, invece, chi lo dovesse far tornare libero.

E non perdonerei Chiatti se accettasse di esserlo".

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