Cronache

Trieste, sanzionato il prof che tolse il crocifisso dall'aula

Dichiarazione scritta di biasimo dall'ufficio scolastico regionale contro un docente di Trieste

Trieste, sanzionato il prof che tolse il crocifisso dall'aula

Lo scorso 23 ottobre uscì la notizia che un professore di liceo di Trieste, Davide Zotti, aveva tolto il crocifisso da una delle sue classi. Lo aveva fatto non perché contrario alla religione cattolica ma come gesto di protesta contro il cardinale Ruini, che aveva definito "diritti immaginari" quelli dei gay. Il docente si era sentito offeso proprio in quanto omosessuale. "Non intendo più insegnare - aveva detto - sotto un simbolo che rappresenta un'istituzione che continua a delegittimare la mia persona e quindi il mio stesso ruolo educativo". Ovviamente la notizia aveva suscitato un grande clamore. Ora si apprende che il professore è stato sanzionato: l'ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia gli ha inflitto la sanzione della censura. Tecnicamente si tratta di una dichiarazione di biasimo scritta e motivata, inflitta per mancanze non gravi riguardanti i doveri inerenti alla funzione docente o i doveri di ufficio. Valutata (ma scartata) l'ipotesi della sospensione temporanea dal servizio. Il prof è stato "perdonato" in considerazione del suo curriculum e del comportamento collaborativo dimostrato. Lo comunica una nota dell'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar), che ha da subito fornito assistenza legale a Zotti.

Cosa viene contestato al professore

L'Ufficio scolastico regionale gli contesta di "aver posto in essere atti in violazione ai doveri, alla responsabilità e alla correttezza, cui deve essere sempre improntata l'azione e la condotta di un docente, considerata la sua funzione educativa e formativa". In particolare per aver rilasciato, senza autorizzazione del dirigente, "dichiarazioni pubbliche agli organi d'informazione idonee a pregiudicare l'immagine dell'amministrazione e la sua neutralità istituzionale"; per aver utilizzato "materiale dell'amministrazione per finalità estranee ai doveri d'ufficio" (materiale la cui presenza, specifica l'Ufficio, è prevista da due decreti regi del 1924 e del 1928); per aver posto in essere "un'azione arbitraria idonea a offendere la sensibilità dell'utenza, o le sue convinzioni personali, politiche o religiose o, comunque, potenzialmente discriminatoria"; per aver esposto indebitamente "scuola e amministrazione scolastica a polemiche sulla stampa, nonché ad una valanga di commenti su Facebook, contravvenendo così al dovere del pubblico dipendente di riservatezza, lealtà e collaborazione verso l'amministrazione di appartenenza e, comunque, compromettendone la neutralità istituzionale".

"Stupisce - è il commento del segretario dell'Uaar, Raffaele Carcano - che, ancora nel 2014, una scuola pubblica non trovi di meglio per imporre il crocifisso che ricorrere a circolari fasciste.

Ci viene quasi da auspicare una legge che imponga il crocifisso, per vedere come la concilierebbero con la laicità del nostro Stato".

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