Cronache

Troppi stranieri in classe, la scuola mette le quote per italiani

La preside dell’istituto comprensivo "Caio Giulio Cesare" di Mestre ha deciso di introdurre nella sua scuola la soglia massima di 40% di alunni stranieri in ogni classe

Troppi stranieri in classe, la scuola mette le quote per italiani

Troppi bambini stranieri, in classe è impossibile studiare. All’istituto comprensivo «Caio Giulio Cesare» di Mestre, una scuola in provincia di Venezia, 7 alunni su 10 sono stranieri.

Una classe è composta da 24 bambini bengalesi e un solo italiano e le lezioni, come si legge su Libero, procedono a rilento perché gli alunni stranieri non riescono a parlare con la maestra e i mediatori culturali sono troppo pochi. Le bambine di religione musulmana, per motivi religiosi, non possono suonare il flauto e, quindi, non partecipano all’ora di musica e quelle di 8-9 si presentano a scuola col velo. La preside, Rachele Scandella, ha stabilito che dall’anno prossimo nelle nuove classi la percentuale di stranieri non potrà superare il 40%, sfruttando le possibilità date da una circolare del 2010 del ministero dell’Istruzione che consente di abbassare il limite fino al trenta.

“Le ragioni di questa decisione – dice - sono ben lontane da questioni politiche. La mia è una scelta di gestibilità. L’andamento che sta prendendo questo istituto non va bene. Con numeri di questo tipo non siamo in grado di garantire la qualità dell’istruzione né ai bambini italiani né a quelli stranieri”. La preside parla di sezioni “ghetto” e spiega:“Le classi monoetniche sono un problema ancora più grosso, non c’è arricchimento, il problema dell’inclusione viene bypassato. Io voglio che quella bambina che non può suonare il flauto sappia che è perfettamente legittimo farlo, voglio che la scuola, che deve offrire un servizio educativo, dia la possibilità di conoscere culture diverse per permetterle un giorno, da adulta, di scegliere liberamente”. “Se tutte le famiglie di una classe sono bengalesi - prosegue Scandella - il confronto e la contaminazione reciproca con la cultura italiana diventano quasi impossibili”. Le mamme che aspettano i figli all’uscita di scuola non parlano l’italiano e questo rendere ancora più complicato per loro imparare la nostra lingua.

All’asilo del «Caio Giulio Cesare», in cui si raggiungono picchi del 96% di bimbi extracomunitari, con tutti i problemi che ne derivano.

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