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Tutti con Peng. Ma se il #MeToo scoppia in Cina indigna meno

Il velo dell'ipocrisia. La storia di Peng Shuai poco alla volta rischia di scomparire. La strategia di Pechino in fondo è proprio questa

Tutti con Peng. Ma se il #MeToo scoppia in Cina indigna meno

Il velo dell'ipocrisia. La storia di Peng Shuai poco alla volta rischia di scomparire. La strategia di Pechino in fondo è proprio questa: lasciare che il clamore si spenga e poi regolare i conti con la tennista sciagurata. Questa volta però non si parla tanto di Cina, ma di noi, dell'Italia, di cosa ci fa indignare o alzare i pugni e stracciarci le vesti. Per Peng Shuai non si sprecano i #MeToo. Non è che non ce ne sono, ma non fanno (...)

(...) massa. È come se la sua sorte fosse poco più di un caso di cronaca. Non svela il marcio della condizione femminile. Non mette in discussione i paradigmi della civiltà. L'ex numero uno del doppio non riesce a diventare il simbolo della violenza sulle donne. È, se ci pensate, un po' strano. È un corto circuito. Peng rivela: sono stata stuprata. Racconta tre anni di sesso forzato. Lo scrive su Weibo, il social network più popolare in Cina. Il carnefice è addirittura l'ex numero due dell'impero. È come se Mike Pence, il vice di Trump, avesse violentato più e più volte Serena Williams.

Le sue parole vengono subito oscurate. La ragazza scompare per varie settimane. Negli ultimi giorni appaiono foto e filmati che puzzano di falso. Il presidente del Comitato olimpico internazionale riesce a parlarle e a vederla con una videotelefonata di mezz'ora. Peng dice che sta bene e di non violare la sua privacy. Non è difficile capire che è stata «rieducata». Le accuse diventano un tabù. Non c'è il tempo neppure per una mezza domanda.

Il mondo del tennis è sconvolto. In molti stanno dicendo che non andranno più a giocare nei tornei cinesi. Washington, Londra e Parigi minacciano di boicottare le Olimpiadi invernali di Pechino. È un'offensiva diplomatica. Il governo italiano, che si definisce europeo e atlantico, se ne sta invece rannicchiato. I partiti, con l'eccezione della Meloni, non hanno tempo per questa «piccola storia ignobile». La politica in questo caso è lo specchio della società. Non parlano gli intellettuali, non si scomodano le influencer, non ci sono campioni dello sport, cantanti, scrittori o personaggi televisivi a scandalizzarsi. Ti diranno che in Cina succede di peggio ed è vero. È una dittatura spietata. È esecuzioni sommarie e campi di lavoro. È il tramonto della libertà a Hong Kong e i missili puntati contro Taiwan. Tutto corretto. È un motivo in più per far diventare Peng un simbolo. La realtà è che la Cina non fa notizia. Non è America. Non è Occidente. La Cina è un'alternativa culturale che a qualcuno non dispiace e per tanti è affari.

È la via della seta, dove la libertà e i diritti civili sono solo un fardello.

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