Cronache

Ultima chiamata per i liberali

Ultima chiamata per i liberali

Alain Delon ha l'età di Silvio Berlusconi, per la verità uno in più del Cavaliere (84), e nei giorni scorsi il mondo del cinema riunito a Cannes gli ha tributato il massimo degli onori, cioè quel premio alla carriera che si conferisce non ai bravi ma i grandi che hanno segnato la storia. Il voto di oggi è non solo ma anche qualche cosa di simile. Detto che non credo che Silvio Berlusconi non abbia più le forze o la voglia di essere attore protagonista, penso che oggi, a prescindere, tutti noi che abbiamo beneficiato per un quarto di secolo delle sue intuizioni e del suo essere combattente contro l'illiberalità, dobbiamo rendergli onore nelle urne con un voto convinto e riconoscente. A lui e al suo bizzarro partito.

Chi perde il senso della storia e ripiega su quello della cronaca è come se rinnegasse il suo passato e rinunciasse a un futuro coerente. Noi non siamo né servi né mercenari, ma uomini liberi. Per 25 anni abbiamo avuto un leader capace di tenere a bada la sinistra, la sua deriva giustizialista e capace di farci sognare. Ne abbiamo bisogno ancora, ma c'è di più. Oggi quest'uomo, fatto a fettine da magistrati e chirurghi, si presta - folle come è - a rigiocarsi tutto su un numero, il 26 (maggio), come si fa al tavolo della roulette. Non ne ha alcun vantaggio, non cerca nulla e non ha alcuna necessità. È fatto così e punto, semplicemente non si arrende mai.

Voglio farvi riflettere su una questione decisiva. Se perde Berlusconi, sia chiaro, perdiamo tutti noi; se la sfanga lui la sfangheremo noi nei prossimi anni. Non pensiamo di poter dividere i destini perché non parliamo di un uomo, ma di un'idea precisa di società e di futuro che, piaccia o no, solo lui e i sui uomini oggi possono provare a tenere viva. Diranno che scrivo tutto questo perché dirigo Il Giornale di cui la sua famiglia è azionista di maggioranza. Vi confesso che è l'inverso, e che non penso che Silvio Berlusconi sia felice di questo scritto. Dirigo con orgoglio questo Giornale perché è l'unico libero di dare voce a me e a voi che la pensiamo come lui (magari non proprio su tutto, ci sta). Per cui bando a snobismi e sofismi. Votiamo lui e Forza Italia, non cadiamo nella trappola di pifferai che con la loro musica vogliono convincerci a seguirli, a loro vantaggio, in lidi che saranno la nostra tomba.

Per essere «padroni in casa nostra» bisogna innanzitutto essere «padroni di casa nostra» e non ospiti, per di più indesiderati all'indomani del voto.

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