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Utero in affitto, è boom di annunci sul web e sui social

"Diventa una madre surrogata: è una cosa fantastica". Ecco il marketing 2.0 delle agenzie che offrono pacchetti per l'utero in affitto

Utero in affitto, è boom di annunci sul web e sui social

“Cassie è fantastica con il suo bel pancione di 24 settimane con i due gemellini dei genitori su commissione”, oppure: “Oggi incontraimo Chaka, il bambino dei genitori su commissione è un maschio, lei è incinta di 17 settimane e 5 giorni e sta benissimo!”. Sono solo alcune delle didascalie che compaiono sulle foto pubblicate su Facebook, che ritraggono giovani donne che scattano selfie alle loro pance. E ancora: “Diventare una madre surrogata è una delle cose più meravigliose che tu possa fare nella tua vita, scopri come farlo qui”, oppure, “cerchiamo una donna che vuole fare una cosa fantastica e diventare una madre surrogata”. Si legge nei post su Twitter di una delle tantissime agenzie che cercano ragazze per affittare il proprio utero o donare i propri ovuli.

La pubblicità delle agenzie per la maternità surrogata negli ultimi mesi si è infatti moltiplicata sui social network come Twitter e Facebook e corre nella rete attraverso hashtag come #becomeasurrogate (diventa una surrogata) e #makeadreamcometrue (realizza un sogno). Cliccando su questi o altri hashtag, o facendo una semplice ricerca per parole chiave, si apre infatti un universo che fino a poco tempo fa era totalmente sconosciuto. Il marketing 2.0 dell’utero in affitto si serve dei volti sorridenti delle ragazze con il pancione per invogliare giovani donne a candidarsi e guadagnare dai 20 ai 50 mila dollari con una gravidanza su commissione.

Quasi tutte le agenzie presentano la pratica dell’utero in affitto come un gesto di amicizia, di altruismo, di volontariato. “La maternità surrogata non si fa per il profitto, la tua motivazione deve essere solo il desiderio di aiutare gli altri!”, è la frase che si legge, ad esempio, cliccando sull’annuncio pubblicato su Twitter dal British Surrogacy Centre. Ma se si scorre la pagina web si capisce subito che di altruistico e caritatevole qui c’è ben poco: soprattutto quando l’agenzia specifica che la “surrogata” può guadagnare da 25mila a 40mila dollari per la sua prestazione. “L’importante, è che tu voglia aiutare una famiglia senza figli o una persona singola ad avere bambini”, puntualizza però l’agenzia dopo aver chiarito i dettagli sul compenso. E poi ci sono i requisiti per essere selezionata come perfetta surrogata: età compresa fra i 21 e i 38 anni, avere almeno un figlio, niente trascorsi di gravidanze con problemi, solo ragazze sportive, in buona salute, non in sovrappeso, non fumatrici, automunite, e che escano con risultati positivi da specifici test psicologici. Alcuni specificano che la surrogata deve essere in “eccellente condizione fisica, emozionale e mentale”. Spesso si richiede di spedire questo particolare curriculum vitae online, per essere poi ricontattate dall’agenzia come per qualsiasi altro lavoro.

I pacchetti offerti dalle società di surrogacy sono per tutti e per tutte le esigenze. “Abbiamo un vasto database mondiale di donatrici di ovuli, contattataci”, e ancora, “se cerchi il perfetto donatore di sperma per costruire la famiglia dei tuoi sogni, chiamaci”, si legge su Twitter. Tutti questi servizi sono rivolti a coppie eterossessuali, coppie di uomini gay, coppie di lesbiche, ma anche a persone singole. I pacchetti, poi, sono per tutte le tasche. E ovviamente, anche per i bambini, valgono le regole del mercato e della concorrenza libera, per cui le agenzie si scatenano per promuovere i pacchetti più vantaggiosi e convenienti e con il miglior rapporto qualità prezzo. Se vuoi ordinare un bimbo in California, ad esempio, paghi a partire dai 30mila dollari, e i prezzi sono specificati nel dettaglio, per tutte le prestazioni. In Canada i costi salgono fino a 76.000 dollari, esclusi gli extra. Poi c’è l’agenzia ucraina che si vanta di fornire un ottimo rapporto qualità prezzo rispetto agli Stati Uniti: “solo 34.950 dollari” per il pacchetto completo di maternità surrogata, e circa 40.000 per quello che ha inclusa pure la donazione degli ovuli. Poi c’è quella indiana, ancora più economica, ma più rischiosa perché ancora poco regolamentata. I soldi devono essere versati in momenti diversi, alla firma del contratto, alla scadenza delle visite, dopo la nascita. Il saldo avviene alla consegna del certificato di nascita del bambino.

Le varie fasi della gravidanza vengono documentate dalle agenzie con post pubblici sui social network. Le ragazze sorridenti si scattano selfie con il pancione, documentano i loro check-up medici, gli integratori che assumono, danno consigli sull’alimentazione in gravidanza. Tutto viene presentato come estremamente normale e naturale. Peccato che spesso dietro il mondo dorato presentato dalle agenzie per la maternità surrogata, si nascondono storie di donne in difficoltà economica e che spesso si pentono della propria decisione una volta portata a termine la gravidanza.

E soprattutto storie di bambini, esseri umani, divenuti non più soggetti di diritto ma oggetti di compravendita, che nella maggior parte di questi casi, non conosceranno mai la madre che li ha portati in grembo.

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