Cronache

Vaticano, bufera sui vescovi cinesi: "Tornino a casa"

In Vaticano si sta svolgendo il Sinodo sui giovani. Presenti anche due vescovi cinesi. Ma il cardinale Zen li ha invitati a tornare in Cina. Sarebbero due "emissari del governo".

Vaticano, bufera sui vescovi cinesi: "Tornino a casa"

Il cardinale Zen, oppositore dell'"accordo provvisorio" stipulato tra il Vaticano e il governo di Pechino, ha invitato i due vescovi cinesi presenti a Roma per il Sinodo sui giovani a fare ritorno in Cina. Dalle parti di piazza San Pietro sono convinti che il patto darà i suoi frutti. Papa Francesco ha riconosciuto otto vescovi considerati illegittimi e passibili di scomunica sino a pochi giorni fa, ha costituito una nuova diocesi e si è davvero commosso, durante la mattinata di ieri, nel salutare la storica presenza dei due presuli cinesi. Bergoglio ha anche sottolineato come, rispetto alle nomine, sarà lui ad avere l'ultima parola. Ma l'arcivescovo emerito di Hong Kong ha un punto di vista del tutto differente.

Stando a quanto si legge su AsiaNews, il porporato cinese ha tuonato due volte. Una sul suo blog, dove si è augurato che monsignor Giovanni Battista Yang Xiaoting, che è il vescovo di Yanan e mons. Giuseppe Guo Jincai, che è invece il vescovo della neo-istiuita diocesi di Chengde, tornino a "casa" per "decenza". L'altra riflessione, meno breve ma più pungente, è stata pubblicata sulla pagina social del cardinale: "Voce dalla periferia. La presenza dei due emissari del governo persecutore ed ateo. È un insulto ai buoni vescovi in Cina e al Sinodo dei vescovi cattolici!”.

La base ragionativa per cui sono state mosse queste accuse è la seguente: Zen sostiene che l'accordo tra la Santa Sede e il 'dragone' farà sì che la Chiesa cattolica finisca per divenire subalterna al partito comunista. Non crede che la Conferenza episcopale, quella chiamata a consigliare al pontefice dei nominativi da incaricare nelle diocesi, sia realmente indipendente dal governo centrale. Per Zen, nella Repubblica popolare cinese, esistono almeno due "Chiese": quella "ufficiale" e quella "sotteranea". Una visione che non pare non condivisa dalla maggior parte delle istituzioni ecclesiastiche vaticane.

Zen è convinto che il "potere" dei comunisti non sia eterno e che i cattolici debbano pazientare in attesa della costruzione di una "nuova Cina". Di diverso avviso, così com'è evidente, è chi ha salutato in maniera entusiasta l'accordo provvisorio per la nomina dei presuli. Come Mons. Michael Yeung Ming-cheung, il titolare della diocesi di Hong Kong, il quale ha dichiarato che: "Sebbene il contenuto dell’accordo non sia stato pubblicato, nella lettera ai cattolici della Cina, papa Francesco ha detto con chiarezza che (questo "accordo provvistorio", ndr) può essere autentico e fecondo solo se avviene attraverso la pratica del dialogo". E ancora: "Oggi – ha insistito il vescovo incaricato nella diocesi in cui ha operato anche Zen – la Chiesa di Cina incontra, conosce e lavora insieme alla Chiesa universale. Spero che essi possano, mano nella mano, stabilire un futuro pieno di armonia".

Il papa, per i sostenitori del patto, ha consegnato nelle mani dei cattolici cinesi la possibiltà di riconciliarsi con il "centro", cioè con il Vaticano.

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