Cronache

La vera battaglia è nelle nostre città

La vera battaglia è nelle nostre città

Nella guerra contro il terrorismo islamico globalizzato l'Occidente sta sbagliando tutto. Trump ha esordito come «Comandante in capo» dell'America con un bombardamento della Siria che, anche al di là del fatto che è da dimostrare che sia stato Assad a uccidere i propri civili con armi chimiche e del fatto che si è comunque trattato di una violazione del diritto internazionale non essendoci stato l'avallo dell'Onu, è certamente un'auto-sconfessione della strategia che aveva indicato in pompa magna nel suo discorso di insediamento. Lo scorso 20 gennaio Trump promise: «Rafforzeremo vecchie alleanze e ne formeremo di nuove e uniremo il mondo civilizzato contro il terrorismo del radicalismo islamico, che faremo scomparire dalla faccia della terra». Ebbene, a due mesi e mezzo di distanza, Trump ha attaccato il regime laico che governa legittimamente la Siria, anche se si tratta di una brutale dittatura come lo sono gran parte dei regimi mediorientali, e ha di fatto dato man forte ai terroristi islamici che da cinque anni hanno scatenato una sanguinosissima guerra civile con il sostegno di Turchia, Arabia Saudita, Qatar, l'America di Barack Hussein Obama e quest'Europa, da sempre islamofila.

In parallelo l'Europa registra l'ennesimo attentato terroristico islamico con un camion che si scaglia all'impazzata contro la folla. È evidente che l'obiettivo non sia di natura militare, ma psicologico. Si vuole inculcare e diffondere la paura. Perché, nel momento in cui ciascuno di noi sarà sopraffatto dalla paura, finiremo per subire senza reagire, per sottometterci senza combattere. Il terrorismo islamico avrà vinto con il minor costo possibile. Una vittoria che si consolida e accelera nel momento in cui l'Europa immagina che, per sconfiggere i terroristi tagliagole, dobbiamo allearci con i terroristi taglialingue, coloro che ci impongono di legittimare l'islam a prescindere dai suoi contenuti violenti, di concedere loro sempre più moschee e scuole coraniche, di corrispondere alle «comunità islamiche» la prerogativa di auto-amministrarsi con le proprie regole e persino con le proprie leggi coraniche.

Non è un caso che gli attentati terroristici islamici si perpetrano solo dove ci sono le «comunità islamiche», le moschee, i quartieri islamizzati. E il colpo di grazia verrà dal sorpasso demografico: grazie al nostro buonismo gli islamici fanno sempre più figli, che manteniamo noi, e che finiranno per sostituirci come società e per seppellirci come civiltà.

Dopo gli attentati di Londra e Stoccolma si tocca con mano come l'Europa si stia «israelizzando», nel senso di abituarsi a convivere con il terrorismo islamico, con la differenza che non si dichiara in guerra e non ha un fronte interno coeso. Inoltre, mentre per Israele il nemico è esterno, anche nel caso di Hamas, per l'Europa il nemico è interno, essendo gran parte degli attentati perpetrata da cittadini europei di fede musulmana che massacrano all'interno stesso dell'Europa. Ebbene, o l'Europa si affranca dalla paura di guardare in faccia l'islam e fa prevalere la nostra civiltà laica e liberale, o avrà scelto di suicidarsi sottomettendosi alla nuova barbarie islamica.

magdicristianoallam@gmail.com

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