Cronache

Viaggio nella banlieue romana

Spaccio di droga, scippi, furti e persino un tentativo di stupro sventato: benvenuti nella casbah del quartier Tor Sapienza. Qui i cittadini hanno deciso di farsi giustizia da sé

Viaggio nella banlieue romana

"Guarda che robba, ma nun li vedete quelli? So’ le dieci de mattina e ‘ste battone stanno tutte qua, come si niente fosse, a lavorà! E so pure ommini, che schifo me fanno". Mezzogiorno, viale Palmiro Togliatti, zona sud est della capitale. Tra autodemolitori, gli "sfasciacarrozze", prostitute cinesi e qualche trans in piena attività a darci il "benvenuto", arriviamo al centro di quella che da giorni è una zona a dir poco calda. Una Brixton "de’ noantri" tra la via Prenestina, la Collatina e la Palmiro Togliatti, da anni presa d’assalto da immigrati di ogni provenienza. Soprattutto romeni, ma anche albanesi, nigeriani, marocchini, cileni. Una casbah per gli stessi abitanti del quartiere Tor Sapienza che, stanchi di una convivenza difficile, hanno deciso di sfidare le istituzioni e di "farsi giustizia da sé, ripulendo la zona dagli elementi più pericolosi".

Il centro di accoglienza per rifugiati politici (una quarantina di giovani fra africani e bengalesi) di viale Giorgio Morandi, preso d’assalto più volte nell’ultimo mese, fa da catalizzatore. "Abbiamo paura - dicono -, vogliamo andar via". Oggi è presidiato dai reparti speciali della polizia, la "celere", con agenti in assetto antisommossa armati di manganello. Presidiano una pentola in piena ebollizione che, lunedì e martedì sera, è saltata in aria: bombe carta contro lo stesso centro, cassonetti dati alle fiamme, sassaiola tra immigrati e manifestanti italiani ma non solo. Fino alle cariche della polizia a colpi di lacrimogeni per mandare tutti a casa. "Quello lì si chiama Bogdan, quando è arrivato a Roma era uno zingaro, un serbo - racconta Mario, da anni residente nel quartiere - ma ha trovato un lavoro onesto, fa il muratore, paga le tasse e ha l’assistenza sanitaria". Non li vuol vedere nemmeno lui quegli zozzoni che vanno in giro a rubare. E se poi finiscono in galera, tempo qualche mese e li buttano fuori. E loro di nuovo in giro, ci guardano con l’aria di sfida, come a dire: "Hai visto? Non mi fanno niente".

Scontri durissimi quelli dell’altra notte ma anche del mese scorso, costati il ferimento di un poliziotto e di un manifestante, colpiti durante una furiosa sassaiola. Ieri a finire al policlinico Casilino con un braccio fratturato un altro agente di polizia. Una decina, in totale, i feriti compreso un cineoperatore della trasmissione Virus. Il mattino dopo nei bar non si fa altro che parlare della notizia del giorno. "Aho, so venuti due con le telecamere e i microfoni - racconta Paolo, 56 anni, operaio - e m’hanno chiesto che ne pensavo dei miei vicini stranieri. Che ne pensavo? Io j’ho detto che se fanno i bravi, bene altrimenti se ne devono solo che annà al loro Paese. Sennò so guai per tutti loro. Ora semo stufi". Degrado che si aggiunge al degrado, sostengono gli abitanti di una zona, del resto, periferica e da sempre "trascurata", tanto per usare un termine edulcorato.

Spaccio di droga, scippi, furti e persino un tentativo di stupro sventato solo dal cane della ragazza. "La gente è stanca", chiosa Tommaso Ippoliti, presidente del comitato di quartiere Tor Sapienza. Un parco pubblico che potrebbe essere uno splendido giardino se, di notte, non ci bivaccassero ubriaconi e delinquenti. Una ragazza con un pitbull al guinzaglio, tempo fa, è stata molestata da brutti ceffi. E il comitato di quartiere chiede alle istituzioni più sicurezza. Prostituzione in piazza Pascali, furti nelle auto lasciate nel parcheggio del centro commerciale di via Prenestina, rapine con "strappo" nelle stradine buie attorno via di Tor Sapienza. Un’aria pesante che si respira soprattutto con il calar del sole, quando la città viene illuminata solo dalle poche vetrine accese e dai palazzoni popolari. Basta improvvisare una piccola riunione che esplode la rabbia. "Non siamo razzisti, lo volete capì?", dice una donna con un bambino nel passeggino. "Ma questa feccia se ne deve annà via. Non ne possiamo più. Abbiamo paura. Non possiamo lasciare una finestra aperta che qualcuno c’entra dentro per rubare. Prima che arrivassero tutti questi extracomunitari si stava più tranquilli. Ora siamo attaccati da tutti, vecchi e nuovi delinquenti. Vogliamo strade sicure.

E il poliziotto di quartiere, poi? Che fine ha fatto? Dovemo fà le ronde?".

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