Cronache

Vicequestore si candida alle amministrative di Ostia, prima trasferito e poi riammesso

Funzionario di polizia, sindacalista dalla denuncia "facile", più volte sospeso dal servizio e poi riammesso

Vicequestore si candida alle amministrative di Ostia, prima trasferito e poi riammesso

Vicequestore si candida alle amministrative di Ostia: trasferito. Ma il Tar del Lazio blocca il provvedimento. Sembra di poter mettere la parola fine a una lunga e imbarazzante storia accaduta a un funzionario di polizia, sindacalista dalla denuncia “facile”, più volte sospeso dal servizio e poi riammesso, da agosto trasferito dall’ufficio tecnico logistico e patrimoniale di Roma alla questura di Rieti. Colpevole, secondo quanto scrive il capo della polizia Franco Gabrielli, di aver “accettato la candidatura alle elezioni amministrative per il Municipio X del Comune di Roma, svoltesi il 5 novembre 2017”.

Immediata la richiesta di sospensione del provvedimento e altrettanto immediata la risposta del Viminale: “Al momento l’Amministrazione non registra esigenze in tal senso”. Ovvero a Roma non può stare. Adesso l’ordinanza del Tribunale amministrativo del Lazio che ribalta la situazione. Il vicequestore Bertolami, insomma, resterà al suo posto nonostante si sia candidato alla guida del Municipio più disastrato della capitale. Bertolami, classe 1964, in polizia dal ’91, arriva a Roma dopo esser passato per Genova e Milano. È nella capitale, però, che denuncia una serie di casi di malamministrazione e una gestione erariale tutta da discutere. Bertolami parla anche, come sindacalista, della tendenza all’infiltrazione della criminalità organizzata, in particolare, dal litorale laziale sino alla capitale. Alle denunce corrispondono, secondo lo stesso Bertolami, azioni ritorsive e discriminatorie. E da queste partono varie interrogazioni agli allora ministri dell’Interno presentate da senatori e deputati del M5S e della Lega. Finora senza risposta.

Le denunce di Bertolami sono gravi e circostanziate.

Come i casi di mobbing nei confronti di investigatori esperti nel contrasto alla criminalità organizzata in forze a Ostia, Latina e Fiumicino aeroporto; gravi carenze nella sicurezza di obiettivi sensibili come Palazzo Chigi, Città del Vaticano, stazione Termini e lo stesso aeroporto Leonardo da Vinci; agenti mobbizzati per essere in contrasto con i loro superiori; sprechi e privilegi nella gestione di alloggi e scorte, oltre che promozioni di dirigenti della polizia di Stato condannati e coinvolti in fatti gravi come il G8 di Genova, il pluriomicida Calderini (lo psicolabile al quale era stato dato il porto d’armi), il pestaggio di Stefano Gugliotta (un passante capitato nel bel mezzo degli scontri dopo la partita Roma Inter) e il sequestro di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako.

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