Cronache

Vince la mafia

La Consulta abolisce l'ergastolo ostativo. Assassini e terroristi non pentiti potranno uscire. Uno schiaffo a vittime e buon senso

Vince la mafia

I due fatti non sono legati tra loro, ma certo la coincidenza temporale è di quelle che fanno riflettere. Da una parte il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, in una intervista al Corriere, conferma l'intenzione di rendere molto più severa e punitiva la legge che prevede il carcere per gli evasori come «svolta culturale ed educativa»; dall'altra la Corte Costituzionale, sempre ieri, ha tolto il carcere a vita per i mafiosi conclamati e non pentiti. Pene più dure per chi evade anche somme non rilevanti e pene più morbide per chi uccide, compie stragi, organizza il traffico di droga: una contraddizione in termini difficilmente comprensibile e digeribile.

Entrambe queste «svolte culturali» ci fanno paura. La prima, quella del ministro sugli evasori, perché introduce la cultura giacobina e marxista del giustizialismo educativo nella nostra legislazione; la seconda quella sull'ergastolo perché toglie allo Stato una delle poche armi che si sono dimostrate efficaci nella lotta alle mafie.

L'ergastolo «fine pena mai» fu introdotto agli inizi degli anni Novanta in quel pacchetto di leggi speciali per fronteggiare l'emergenza terroristica e mafiosa, di una mafia che aveva dichiarato guerra allo Stato a suon di attentati, omicidi e stragi. Come tutte le misure emergenziali, sospendeva alcune garanzie previste dalla Costituzione e viaggiava sul filo del rispetto dei diritti dell'uomo. Non era una cosa di cui vantarsi, ma i risultati non tardarono ad arrivare. L'idea di marcire e morire in carcere convinse molti mafiosi a collaborare con la giustizia (l'unico modo per sperare di tornare un giorno in libertà), cosa che ha permesso ai magistrati di smantellare cosche e arrestare quasi tutti i boss.

Togliere il «fine pena mai» sarà anche una misura di civiltà, ma ancora prima è un regalo alle mafie che sicuramente tirano un sospiro di sollievo e «vincono» la battaglia per tirare fuori di prigione i loro storici e irriducibili capi. Togliere dall'ordinamento una misura emergenziale significa riconoscere che quell'emergenza è finita, che il pericolo è scampato. Non me ne intendo, ma sostenere che la mafia non è più un'emergenza stride con la realtà.

Una follia esattamente come sostenere che tutti gli evasori devono finire in manette per motivi culturali.

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