Coronavirus

Virus, l'associazione anestesisti denuncia: "Penalizzati dai tagli, l'Italia ora paga pessima programmazione sanitaria"

Il presidente Vergallo ha parlato di un taglio del 10% dei posti letto in rianimazione negli ultimi dieci anni e una altrettanto alta diminuzione dei medici specialisti in quest'area. Che in un momento d'emergenza come questo potrebbero fare la differenza

Virus, l'associazione anestesisti denuncia: "Penalizzati dai tagli, l'Italia ora paga pessima programmazione sanitaria"

La sua comparsa in Italia, il coronavirus l'ha fatta circa una settimana fa, quando è stato identificato il primo paziente ad aver contratto il virus asiatico, nei pressi di Codogno, un paese di circa 15mila abitanti in provincia di Lodi, che si è trasformato nell'epicentro di una vera e propria emergenza. Poi c'è stata una rapida conta dei nuovi contagi, prima circoscritti tra Lombardia e Veneto e adesso diffusi in diverse altre regioni italiane. E se le strutture ospedaliere nelle ultime settimane hanno visto il fisiologico aumentare degli accessi, Alessandro Vergallo, presidente dell'Associazione anestesisti e rianimatori ospedalieri (Aaroi-Emac), denuncia le conseguenze dei tagli degli ultimi anni.

"Pessima programmazione sanitaria"

Secondo quanto riportato da Dagospia, all'Ansa, infatti, Vergallo avrebbe segnalato che "un taglio del 10% dei posti letto in rianimazione negli ultimi dieci anni e una altrettanto alta diminuzione dei medici specialisti in quest'area" hanno fatto sì che l'Italia paghi "lo scotto di una pessima programmazione sanitaria". Secondo quanto ricostruito dal presidente, la disciplina medica di anestesisti e rianimatori, nel tempo, sarebbe stata "particolarmente penalizzata" proprio da queste diminuzioni del personale.

La denuncia di Vergallo

"I posti letto in rianimazione richiedono personale altamente qualificato e macchinari ad altissima tecnologia che, una volta tagliati, sono impossibili da allestire rapidamente nel momento di un'emergenza, come quella che viviamo ora", spiega Vergallo. Che sottolinea, poi, il problema della carenza di medici in quest'area, le cui funzioni, di fatto, non possono essere sostituite da nessun'altra figura professionale.

I numeri

Il presidente dell'associazione ha poi fatto sapere come i posti nelle scuole di specializzazione in anestesia e rianimazione, nell'ultimo anno, sono aumentati a 926, ma ha anche dichiarato che siano numeri ancora "insufficienti a coprire il turn over". E parlando, ancora, di quanto sta accadendo in Italia dopo la diffusione del virus asiatico, ha puntualizzato: "Spero ce ne ricorderemo, passata l'emergenza, per fare una programmazione seria dei fabbisogni di personale medico e posti letto".

La situazione in Lombardia

E secondo quanto riportato da Il fatto quotidiano, con l'aumentare di altri casi aumenta anche la preoccupazione generale per il sistema sanitario, in particolare nelle regioni con il maggior numero di pazienti contagiati, dove i reparti di terapia intensiva hanno dovuto far fronte a un aumento dei degenti gravi, con un forte stress per il personale sanitario. Cristina Mascheroni, presidente Aaroi-Emac Lombardia, ha fatto sapere che nella regione sarebbero ricoverati in terapia intensiva per il coronavirus "circa 150 persone, tra cui il 'paziente uno' (il 39enne ancora in rianimazione al Policlinico San Matteo di Pavia, ndr). Quattro sono in Ecmo, ovvero il loro sangue è ossigenato all'esterno del corpo".

I turni cambiati

"In Lombardia siamo al lumicino: sono state annullate ferie e recuperi, si soprassiede alle normative sui riposi", ha continuato Vergallo. Che ha chiarito come, in questo stato, il sistema possa reggere ancora pochissimo.

Secondo quanto riportato dal quotidiano, il governatore della regione, Attilio Fontana, avrebbe annunciato di voler anticipare la laurea di cento infermieri, prevista per aprile: "Abbiamo chiesto di anticipare questo momento, in modo da immetterli subito nel sistema sanitario".

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