Cronache

Le viscere di Napoli sono abusive: viaggio nel sottosuolo occupato

Ex rifugi della guerra trasformati in parcheggi, cinema, ristoranti e percorsi turistici. Trenta cave nel mirino di Finanza e Corte dei Conti

Le viscere di Napoli sono abusive: viaggio nel sottosuolo occupato

Le viscere di Napoli sono occupate e abusive. O nella ipotesi migliore, hanno concessioni irrisorie. A sancirlo è una recente indagine del Primo gruppo Napoli della Guardia di Finanza, che ha messo nel mirino ben trenta cave, ex rifugi antiaerei della Seconda guerra mondiale scavati sottoterra. Dentro ci si trova di tutto: parcheggi, percorsi turistici e persino un cinema e un ristorante; tutti sono scavati nel tufo, materiale facilmente friabile caratteristico del cuore del capoluogo partenopeo, non a caso ricchissimo di parcheggi interrati. A seguito delle indagini delle Fiamme Gialle, la Corte dei Conti ha stimato un danno di quasi 30 milioni di euro per le casse dello Stato. Per questo sono indagati nove tra dirigenti e funzionari dell’agenzia del Demanio.

Quelle cave sono di proprietà del Demanio o del Comune di Napoli e ancora oggi vengono sfruttate per usi commerciali. Tra queste figura anche il posteggio Morelli, uno dei più prestigiosi e avveniristici a Chiaia, la zona più in di Napoli, pubblicizzato come "il parcheggio più bello del mondo". Bello lo è, ma forse non proprio in regola. Negli anni '90 il Comune di Napoli lo ha dato alla società per costruire posti auto per residenti e non residenti sulla base di piani locali. Secondo l’inchiesta il garage Morelli avrebbe dovuto pagare un’indennità rideterminata di 209mila euro, ma risulta un "canone annuo agli atti di 9 mila euro". "La società che gestisce il Parcheggio Morelli – si legge agli atti - è stata sempre oggetto di richieste e diffide di pagamento da parte del Comune nelle quali si rappresentava anche l’esigenza e la necessità di una risoluzione contrattuale".

Ad aiutarci a capire meglio il contesto del sottosuolo napoletano è il pm Marco Catalano: "Negli anni le cave sono state affidate a un canone basso, senza la possibilità di un’indicizzazione, né di una rinegoziazione, in maniera molto sproporzionata rispetto a quello che potrebbe essere il canone di mercato". Dal noto garage della borghesia napoletana si accede anche al Tunnel Borbonico, che ha sì una concessione ma anch'essa "a prezzi irrisori". Stesso discorso per Napoli Sotterranea, uno dei siti di interesse turistico più apprezzati degli ultimi anni dai visitatori del capoluogo all’ombra del Vesuvio. L’associazione omonima che gestisce il sito paga un canone di 9.700 euro all’anno grazie ad una concessione siglata con il Demanio.

Chiediamo delucidazioni proprio al presidente dell’associazione Vincenzo Albertini: "È tutto in regola, altrimenti non staremmo qui a parlare. Sono gli uffici che ci hanno fatto questo prezzo, sulla base di altri canoni che pagavano realtà simili alle nostre. Noi possiamo anche pagare 100mila euro allo Stato, ma allora gli altri devono pagare un milione". Sul caso specifico la Finanza scrive: "L’avvocato Ferrari del Comune affermava che pareva inverosimile che Napoli Sotterranea, un sito di grande suggestione e soprattutto fonte di enormi profitti per chi la sfrutta commercialmente, prevede una messa a reddito di così scarsa proficuità per l’amministrazione concedente". Ma alla domanda su quanto fatturi una realtà come Napoli Sotterranea, Albertini fa scudo: "Lo sa l’Agenzia delle Entrate, sono informazioni riservate". Di certo una sproporzione esiste.

Discorso a parte meritano quei pezzi di sottosuolo occupati senza alcuna concessione. E basta tornare nel ricco quartiere di Chiaia, dove il cinema Metropolitan, che paga un’indennità di 366mila euro all’anno è secondo gli inquirenti illegale: "Allo stato quella cavità è occupata senza titolo poiché non vi è mai stata una concessione demaniale/comunale". Ma tra le trenta cave abusive scovate dalla Finanza molte sono piccole, condominiali o familiari, trasformati in posteggi che vanno dai 4 ai 10 posti. Ne abbiamo visitato uno di nascosto, a Posillipo, ricavato come altri da un ex rifugio della Seconda guerra mondiale e completamente abusivo.

Indicato con tanto di cartello, basta entrare con la propria auto e farsi guidare dalla persona presente all'interno, che custodisce i mezzi e che alla fine riscuote il "servizio" (3 euro all’ora).

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