Cronache

Sgarbi denuncia lo spot coi baci saffici: "Offensivo"

Donne nude, baci saffici e intese sessuali: Vittorio Sgarbi contro lo spot delle caramelle in onda a ogni ora in tivvù, anche su quella di Stato

Sgarbi denuncia lo spot coi baci saffici: "Offensivo"

Si potrebbe dire tutto a Vittorio Sgarbi, tranne che lui sia un bacchettone. Questo no. Il critico d'arte è liberale e, per sua stessa definizione, "libertino naturale". Eppure ha trovato giusto rivolgersi al garante per l'Infanzia per fare le sue rimostranze contro uno spot che da diverse settimane è in rotazione a ogni ora del giorno. Difficile non imbattersi in questa pubblicità se si accende la tv, anche quella di Stato. La musica di Besame mucho risuona per 30 secondi mentre sullo schermo scorrono le immagini al centro della denuncia di Vittorio Sgarbi. È lo spot realizzato per una nota marca di dolci, che pubblicizza una tipologia di caramelle e che, quindi, attrae inevitabilmente anche l'attenzione dei più piccoli.

Perché Vittorio Sgarbi ha deciso di scagliarsi contro quello spot? La scelta comunicativa dell'azienda voleva essere di rottura e di impatto, facendo leva su uno dei temi di maggior slancio degli ultimi tempi. E così ecco che nei 30 secondi di clip promozionali si vedono due donne che si baciano scambiandosi una caramella, lo stesso che fanno due adolescenti che si chiudono in una camera da letto e un uomo a letto con due donne. Immagini che lasciano sottintesi, nemmeno troppo celati, contro le quali Vittorio Sgarbi ha deciso di ricorrere, appellandosi ai garanti.

Tramite il suo avvocato Giampaolo Cicconi, il critico d'arte ha scritto all'autorità garante dell'Infanzia, all'autorità per le Garanzie nelle comunicazioni e all'autorità garante della Concorrenza e del mercato. Nella sua missiva, composta di due pagine, Vittorio Sgarbi ha rilevato almeno cinque violazioni in quello spot, che va in onda con due montaggi diversi. Per l'onorevole e sindaco di Sutri, in quelle immagini si rilevano violazioni alla convenzione Onu sui diritti del fanciullo risalente 1989 ma anche alla direttiva 450 del 1984, che disciplina la pubblicità ingannevole e comparativa.

E sono i bambini al centro della rimostranza di Vittorio Sgarbi: "Non è possibile che in epoca di ddl Zan si pensi di difendere le categorie fragili come i trans o le lesbiche e non si pensi alla fragilità dei bambini". Queste le sue parole al Corriere della sera, al quale il critico d'arte ha spiegato che quelle immagini "offendono la dignità della persona" oltre a "offendere convinzioni religiose e ideali". Quello dell'onorevole è un discorso in punta di diritto che richiama la legge Mammì, redatta nel 1990 per disciplinare la tutela del diritto morale, d'autore e dell'interesse pubblico nelle pubblicità. Per Sgarbi quello spot induce "a comportamenti pregiudizievoli" ma è soprattutto il rischio di arrecare "pregiudizio morale o fisico a minorenni" a preoccupare il critico.

Vittorio Sgarbi non ci sta: "Non capisco perché ci sia la censura nei film e invece si lasci libertà agli spot in tv che vengono visti anche dai bambini di 6 o 8 anni".

Mentre i garanti hanno già preso in carico la denuncia dell'onorevole, lui ci tiene a fare una precisazione, onde evitare fraintendimenti ed essere additato come contrario al ddl Zan, a cui si dice favorevole ma con delle modifiche: "Quando si parla di fare educazione nelle scuole bisogna farla a ragazzi superiori ai 14 anni, oltre ad emendare la parte dove si parla di libertà di opinione".

Commenti