Cronache

"Voglio dare gratis a tutti il mio test che scopre i tumori"

L’oncologa Patrizia Paterlini-Bréchot in edicola con il libro "Uccidere il cancro". Sua la scoperta del test che ti dice se avrai il cancro e che può aiutare a sconfiggerlo

"Voglio dare gratis a tutti il mio test che scopre i tumori"

La sua scoperta rivoluzionerà la lotta al cancro. Anzi: lo sta già facendo. Docente di biologia cellulare e molecolare all'Università Paris-Descartes, l'oncologa Patrizia Paterlini-Bréchot è riuscita a mettere a punto ISET (Isolamento per dimensioni delle cellule tumorali), ovvero il test per la diagnosi precoce al tumore.

In una intervista al Corriere, ha spiegato cosa l'ha spinta a dedicarsi alla lotta contro i tumori e come vorrebbe rendere disonibile a tutti il suo test anti-cancro. "Da circa un anno e mezzo è a disposizione il test Iset (Isolation by Size of Tumor Cells) per l’individuazione delle cellule tumorali nel sangue - spiega - Con questo sistema il professor Paul Hofman a Nizza ha scoperto cellule tumorali nel sangue di cinque pazienti a rischio, fumatori affetti da broncopatia, ben prima che il cancro al polmone fosse visibile. Il test è per ora disponibile per aiutare a prevenire le metastasi in pazienti con diagnosi di tumore, anche se non lo si può rifiutare ai soggetti senza tumore che firmano il consenso informato. Costa 486 euro, non ancora rimborsati dall’assistenza sanitaria". In teoria, per essere certi di non avere il tumore e di non star per svilupparlo, il test andrebbe ripetuto ogni 6 mesi.

Il suo funzionamento si basa sulla capacità di riconoscere nel sangue le cellule tumorali "figlie", ovvero quelle che si staccano dalla cellula tumorale "madre" (non ancora una massa vera e propria) e vanno ad attecchirsi negli organi per poi trasformarsi in tumore maligno. "Testerei tutta la popolazione gratis - dice la dottoressa al Corriere - ma non posso, è terribile". La sua scoperta è arriva da un anno, ma non se ne è parlato molto. "La sensibilità e specificità del test sono ormai convalidate da circa 60 pubblicazioni indipendenti - aggiunge la Paterlini-Bréchot - Non abbiamo milioni di dollari a disposizione per il marketing, avanziamo solo con i risultati scientifici e quindi ci vuole tempo".

La ricerca la impegna per 24 ore. "Dormo tre o quattro ore a notte, non di più - racconta - A fine giornata ci sono sempre cose che non sono riuscita a fare, non stacco mai". Il suo test richiederà ancora finanziamenti, che però l'oncologa seleziona accuratamente per evitare che qualcuno decida di influenzare i risultati delle ricerche. "Oggi il test indica se ci sono cellule tumorali nel sangue - conclude la Paterlini - e a quel punto bisogna poi cercare l’organo coinvolto con i soliti esami (radiografie, tac).

Lavoriamo perché il test in futuro ci dica subito quale organo curare o sorvegliare, e risparmieremo altro tempo prezioso. Le prime cellule tumorali sono sentinelle: danno l’allarme quando la minaccia è lontana, e si fa in tempo a sventarla

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