Retrogusto

Beefbar, altro che minimalismo

Il ristorante a trazione carnivora aperto un anno fa nel Portrait al Quadrilatero conferma la sua vocazione internazionale e la sua propensione al godimento assoluto del cliente, con una proposta di tagli di qualità perfettamente valorizzati e una carta ricca di proposte comfort. Il tutto in un ambiente elegante e metropolitano

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Ha compiuto da poco un anno di vita e ogni volta che vado lo trovo pieno e vitale, il Beefbar del Portrait, nel Quadrilatero di Milano. Un luogo che – quando aprì, a inizio 2023, all’interno del nuovo concept dei Ferragamo che ha ridato alla città la piazza che faceva da corte all’ex seminario arcivescovile tra corso di Porta Venezia e San Babila – attirò molta attenzione perché era il primo locale italiano di una catena di lusso fondata nel 2005 da Riccardo Giraudi, un italiano con uso di mondo che in qualche modo dimostra la veridicità del detto latino per cui nessuno è profeta in patria, o almeno non da subito.

Dicevo che il Beefbar milanese quando aprì fu per qualche tempo il posto “must be” della città, destino frequente in una città che consuma le insegne come fossero kleenex. Più rimarchevole il fatto che anche oggi, dopo aver trovato spazio fisso nel navigatore dei “foodies” milanesi, conservi la sua capacità di attrazione. Io sono tornato in un mercoledì sera qualsiasi e l’ho trovato zeppo e animato come fosse la prima volta.

Merito di una filosofia chiara e coerente, di un alto profilo comunque accogliente e non “esclusivo” (che brutta parola), di prodotti di notevole livello lavorati cercando di intaccarli il meno possibile, di un personale ora ben rodato – dopo qualche ingenuità iniziale -, di un ambiente elegante, un po’ Milano anni Cinquanta e un po’ Parigi, nel quale è facile occhieggiare qualche volto noto al tavolo in fondo. Il valore di un posto come Beefbar per Milano non è tanto nella proposta gastronomica, comunque di buon profilo – ne parlerò tra poco – quanto nel collocarla nel novero di quelle metropoli del mondo in cui certi flagship del lusso e della qualità, siano moda, design o food, semplicemente devono esserci.

Il menu di Beefbar risente di quella internazionalità che contraddistingue il marchio (è un complimento), anche se non è difficile scovare tracce di italianità. Ogni piatto è opulento e tutt’altro che minimalista, ricco di sapore e di salse. Un posto in fondo antideduttivo, rispetto a certa cucina esangue e salutista che domina la scena milanese. No, qui si viene per godere, è bene saperlo. Si parte con una ricca selezione di starter: il Croque Sando, che interpreta il classico sandwich giapponese con prosciutto di manzo, formaggio filante e una salsa “signature”, è già tra i classici contemporanei di Milano, mentre il Prosciutto di manzo stagionato e affumicato 45 giorni e un delirio di umami impreziosito dall’accompagnamento con una sontuosa fetta di panettone salato. Notevoli i gyoza, ravioli giapponesi al kobe beef con chorizo di manco, cavolo croccante e funghi, mentre le Quesadillas al manzo sfilacciato, con oaxaca, tartufo e salsa chimichurri sono un tocco di colore latino. Tra i piatti principali la Miso black beef, un filetto di lombatello marinato nel miso, nel sakè e nel Pastis (un liquore all’anice francese), cotto secondo la tecnica giapponese della robata, una piccola griglia che trova posto sul tavolo. Poi un magnifico Cuore di entrecote da carne Black Angus di origine americana, perfettamente cotto (siamo sul medium rare, direi) e accompagnata da un paio di puré (classico e limone e lime, ma ce ne sono di tanti tipi) e da una generosa porzione di piccole “frites” al tartufo e parmigiano Ma la carta è ricca di suggestioni, punta ad accontntare ogni desiderio, ci sono differenti tagli di varie carni (oltre a Black Angus, manzo nostrano, manzo frollato per 45 giorni, wagyu, vitello da latte), carni alla salsa, burger, un munifico cordon bleu, alcuni piatti comfort come il Risotto alla milanese e la Amatriciana di manzo affumicato. Dalla carta dei dolci per me un gelato alla vaniglia con salse e topping con cui giocare. A pranzo un menu leggermente più stringato. La carta dei vini è ricca e molto internazionale, con un’ampia selezione di Champagne e di rossi, ma vale la pena mettere alla prova anche il bar, che ha una notevole selezione di spirits e distillati. E a proposito di bar, accanto c’è il pirotecnico Rumore, a cui dedicherò un articolo tutto suo a breve. Servizio efficiente, la macchina consuma molto ma fila via che è un piacere.

Beefbar Milano, corso Venezia, 11. Tel.

0250037500. Aperto tutti i giorni a pranzo e a cena

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