Culle meno vuote e immigrati: siamo 60 milioni

Le «fotografie» statistiche dell’Istat sono come gli scatti di una volta, quelli su pellicola: generalmente più accurati del digitale, ma tra il momento in cui la macchina inquadra l’obiettivo e quello in cui si vede la foto stampata passa un po’ di tempo. Così l’annuale appuntamento con l’annuario dell’Istituto, racconta l’italia del 2007, in cui la popolazione è di 56,6 milioni di abitanti. Ma poiché l’annuario conferma anche il tasso di crescita della popolazione, è lecito dire che nel 2008 l’Italia ha sfondato la quota storica di 60 milioni di abitanti.
Dato il basso tasso di natalità dell’Italia, è più che evidente che il record è dovuto in gran parte all’afflusso di immigrati, quasi 500.000 nell’ultimo anno, affluiti a un ritmo incredibilmente rapido. Ma non è l’unico primato della crescita demografica italiana. Incrociando i dati dell’annuario con le analisi di due docenti, Francesco Billari e Gianpiero Dalla Zuanna, contenute in un libro appena pubblicato dall’Università Bocconi (La rivoluzione nella culla), emerge che ci sono altri record da registrare: la popolazione italiana sta crescendo a un ritmo superiore a quello degli anni ’70. E c’è anche qualche mito da sfatare. A proposito della natalità, che è in lieve ripresa, va detto che le culle vuote non sono dovute tanto a quante donne non fanno figli, ma soprattutto al gran numero di quelle che si fermano a quota uno.


Tra gli altri record c’è quello della longevità, aumentato ai massimi livelli mondiali in pochi decenni, che però si accompagna a genitori attempati e giovani che non si staccano mai dalla famiglia. L’ultimo dato è la tenuta unica tra i Paesi occidentali dei vincoli di sangue. L’Italia, insomma, continua a tenere famiglia.

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