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1984, ecco la realtà dietro all'incubo

Il futuro distopico del romanzo affonda le radici nella autobiografia dell'autore. Come svela una nuova edizione

1984, ecco la realtà dietro all'incubo

La Gran Bretagna ha appena celebrato il primo George Orwell Day (21 gennaio), dedicato all'autore de La fattoria degli animali, ma i festeggiamenti sono destinati a durare per l'intero 2013, anno ricchissimo di ristampe, edizioni commentate, ripescaggi di articoli rari (appariranno presto sul sito dell'Orwell Prize). Tra gli eventi più attesi, l'adattamento radiofonico, sulla BBC, dell'intero 1984 (partenza il 26 gennaio). Tra i libri più attesi, c'è proprio una versione annotata del celebre romanzo distopico (in uscita il 7 febbraio per Penguin). Il quotidiano Telegraph ne ha dato una ricca anticipazione, in un articolo firmato DJ Taylor.
1984 è un incubo a occhi aperti. L'atroce Londra soggiogata dal Grande Fratello e dal Partito è una straordinaria opera di fantasia ma non c'è dettaglio che non derivi da un luogo reale o da un episodio autobiografico. Le strade sono quelle percorse quotidianamente dall'autore, a piedi o in bus (linea 53), negli anni Quaranta.
A esempio, il ministero della Verità, dove il protagonista Winston falsifica la storia secondo le istruzioni del Partito, è la Senate House della University of London in Malet Street. Durante la Seconda guerra mondiale, l'edificio fu sede del ministero dell'Informazione. Vi lavorava Eileen, la moglie di Orwell. I tristissimi appartamenti Vittoria, abitazione di Winston, sono modellati sulle ultime residenze londinesi di Orwell, i condomini di Canonbury Square e soprattutto Langford Court. Il pub riservato ai «prolet», cioè alla manodopera non iscritta al Partito, in cui Winston cerca senza successo qualcuno in grado di ricordare com'era la vita prima della rivoluzione, sarebbe il pub Newman Arms in Rathbone Street. Il bar del Castagno, ove Winston infine si arrende al Grande Fratello, rinunciando alla propria umanità, corrisponde invece al Café Royal in Fleet Street. Potremmo proseguire quasi pagina per pagina: Victoria Square è Trafalgar Square, il museo delle atrocità di guerra è la chiesa di St Martin-in-the-fields; il complesso residenziale per i papaveri del partito fu ispirato da alcune costruzioni nella zona di Regent's Park...
Non mancano allusioni dirette a momenti della propria vita. Il prigioniero «2713 Bumstead J.», che cerca di salvarsi la vita nelle galere del Grande Fratello nascondendo un pezzo di pane, richiama Jack Bumstead, il droghiere da cui si riforniva la famiglia Orwell negli anni Trenta. La 27enne Julia, amante e complice di Winston, sarebbe ispirata in particolare alla seconda moglie Sonia Brownell, sposata poco prima di morire. Ma riaffiora il preciso ricordo della relazione con Eleanor Jacques conosciuta nel Suffolk all'inizio degli anni Trenta.
Anche la scena della tortura che conduce Winston al crollo, ovvero la gabbia di topi nella stanza 101, fa riferimento a una fobia di Orwell, documentata nei suoi Diari, specie quelli scozzesi dell'ultimissimo periodo, scritti mentre era alle prese con 1984.
Questo sterminato elenco di concordanze, in parte già note ma mai raccolte con questa completezza, lungi dall'essere solo un divertimento per l'appassionato orwelliano, ci ricorda quanto 1984 fosse un romanzo militante: nel 1948, anno in cui uscì, moltissime allusioni al presente erano trasparenti. Ma soprattutto ci fa capire, ancora di più, come questo grido altissimo in difesa della libertà individuale fosse innanzi tutto un assalto all'arma bianca contro lo stalinismo e l'Unione sovietica. Una condanna senza appello emessa da uno scrittore sempre coerente con le sue idee di socialista rivoluzionario.


Ogni nazione ha i rivoluzionari che si merita.

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