Cultura e Spettacoli

Amore, odio, fede Il cuore batte dove la lingua duole

Dalla contesa fra due paesi per la reliquia di Padre Pio ai palpiti di Dante per Beatrice al miliziano che ruba la vita al suo nemico

Amore, odio, fede Il cuore batte dove la lingua duole

Il cuore, ah il cuore. Quante guerre scatena il cuore, e non solo in amore. Pietrelcina e San Giovanni Rotondo si contendono il cuore di Padre Pio in una guerra di devozione e turismo. La contesa sulla reliquia, tra ius soli e ius sanguinis, si fa santa e barbarica, antica e pugnace come fu la vita e l'opera del frate miracoloso con le stimmate, in odore di Medioevo in pieno '900.
Il cuore, la parte più spirituale del nostro corpo, e la più sanguigna, la più impressionante a vedersi nella sua corporalità (una volta lo vidi pulsare sul monitor). Suscita tenerezze, ma anche scontri cruenti. Il cuore conteso di Padre Pio evoca l'immagine terribile e recente di una mano che stringe il cuore sanguinante di un uomo. Immagine proibita che perciò ha fatto il giro del mondo, del web e delle tv. Un ribelle siriano brandiva e mangiava il cuore strappato dal petto del nemico. Non era solo un trofeo di guerra per sancire la vittoria e offrirla in pasto ai media del mondo. Non era solo l'atto simbolico di chi dice col sangue che prenderà il posto della vittima. Ma qualcosa di più ancestrale, un rito brutale di comunione e incarnazione, la vendetta coincideva con l'assunzione dell'energia vitale del suo rivale, di cui diventava, con una religione atroce e cannibale, erede e sicario. Lo sguardo invasato e la mano che porgeva il sanguinoso bottino suggeriva la liturgia: prendete e mangiatene tutti, questo è il suo corpo, offerto in sacrificio per noi. Bevetene tutti, questo è il suo sangue offerto in gloria di me. Il suo corpo ora è incorporato nel mio, la sede del suo ardore è cibo che nutre le mie vene.
La terribile sequenza esposta come una sacra ostensione agli occhi del mondo riapre antiche ferite della memoria, sepolte nei secoli antichi e nelle opere letterarie. Il ricordo (che significa proprio tornare al cuore) risale alla Vita Nova di Dante che narra di un sogno profetico su Beatrice. Il Poeta, fedele d'Amore, descrisse in un sonetto un sogno iniziatico di cui era vittima sacrificale e che fu presagio funesto per colei che, amatissima, mangiava nel sogno il suo cuore. «Allegro mi sembrava Amor tenendo meo core in mano ... d'esto cuore ardendo, lei paventosa umilmente pascea ... le facea mangiare questa cosa che in mano li ardea, la quale mangiava dubitosamente». Vide cor tuum (Vita Nova, III). Dopo Dante anche Boccaccio raccontò nel Decamerone l'atroce storia di una moglie adultera che mangiò a sua insaputa il cuore ardente del suo amante offertole dal consorte geloso che Boccaccio stesso così riassume: «Messere Guiglielmo Rossiglione dà a mangiare alla moglie sua il core di Messer Guiglielmo Guardastagno, ucciso da lui e amato da lei; il che ella sappiendo, poi si gitta da una alta finestra in terra e muore; e col suo amante è sepellita» (Decamerone, IV, 9). Se il sogno dantesco serbava accenni esoterici di profezia, la novella boccaccesca, pur coeva, rientrava nell'umana, solo umana, e perciò disumana vendetta. Il primo era leggenda medievale, il secondo era già moderna cronaca nera. Caterina da Siena chiese che le fosse estirpato il cuore per far posto nel suo petto al Sacro Cuore del redentore.
Il cuore, ah il cuore. Sede del tormento di vita e di fede, l'agostiniano inquietum cor nostrum. Sede del linguaggio verace, secondo Paracelso, e di acute ragioni ignote alla ragione medesima, secondo Pascal. Sede del coraggio, dal Cuor di leone agli intrepidi eroi dal cuore ardimentoso. Sede della generosità di chi ha il cuore buono. Ma soprattutto sede d'amore, d'ogni amore, erotico, mistico e materno. L'Italia crebbe per un secolo col libro Cuore di de Amicis, che costituì il fulcro del sentimento patriottico e famigliare, morale e romantico. Poi il cuore straripò dai languori scolastici e dagli usi civici e si fece lirico e privato, senza smettere di essere popolare. Si accoppiò in rima baciata con amore nelle opere e poi nelle canzoni. Troneggiò nella canzone napoletana fino a rendere l'organo squisitamente partenopeo, abbinato all'anema; ma anche la canzone romanesca, da Gabriella Ferri ai Vianella, si raccolse intorno al core. Vi fu pure una versione cardio-rock con Little Tony, cuore matto & spada nel cuore, fino a Nicola di Bari che attribuiva all'organo la sua volubilità in amore: che colpa ne ho se il cuore è uno zingaro e va. Il rubacuori in versione rom. Il cuore diventò petulante e stucchevole password per accedere al sentimento popolare e all'universo femminile prima del femminismo. Abbandonato alla canzone e alla cardiopatia, tra Rita Pavone e Barnard il cardiochirurgo, il cuore è stato riabilitato nei piani alti della cultura dal «pensare col cuore» di Hillman al Cuore intelligente di Finkielkraut, dalla ristampa di Cuore avventuroso di Jünger al Cuore ribelle di Venner e sullo sfondo il Cuore di tenebra di Conrad. Va' dove ti porta il cuore e troverai il pensiero ardente e ardito e non solo Susanna Tamaro.
Una leggenda siciliana, ripresa da Dacia Maraini, narra di un uomo che per uno sciagurato patto col diavolo uccise sua madre e le strappò il cuore. Correndo dopo il delitto nei boschi, inciampò, cadde e il cuore di sua madre, rotolando, gli chiese apprensivo se si fosse fatto male. Il cuore di una madre non smette di preoccuparsi di suo figlio anche quando questi le strappa il cuore... Del cuore materno mi resta conficcata nel cuore l'immagine di mia madre; tanti anni fa tornai a casa da Roma dopo aver saputo che aveva avuto un infarto e la trovai in cucina in vestaglia da convalescente con un grande cuore di stoffa tra le mani. Mi sovvenne allora la prima immagine di un cuore fuori dal suo corpo che vidi da bambino: è il mezzo busto di un Gesù che si sporgeva e ancora si sporge sul lettone dei miei genitori, col Sacro Cuore che esplode nel petto mentre benedice chi dorme sotto di lui e a loro rivolge il suo sguardo. Quel cuore fiammeggiante che sovrasta il luogo d'unione dei genitori, consacrava ai miei occhi puerili il cuore come l'anima inviolabile del corpo, la sua scatola rossa.
Vederlo ora così violato nella dannata euforia di chi lo ghermisce e lo mostra al mondo, turba come la profanazione peggiore della propria infanzia e di quell'arnese divino custodito nei corpi. Ma anche vederlo conteso tra campanili come una reliquia appetibile desta sconcerto. Il cuore è la sede simbolica dell'anima e strappare a un uomo il suo cuore è più che ucciderlo.

Anche un cuore che ha cessato di battere dentro il suo petto, è la promessa che altri battiti, non cardiaci ma d'ali, porteranno in salvo il cuore spirituale di un uomo.

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