Cultura e Spettacoli

A caccia di virus per scoprire i segreti di Ebola

In questo finale di 2014 i virus fanno paura, basta un nome per tutti: Ebola (con i suoi più di 15mila contagiati ufficiali e le migliaia di morti). Però, oltre alla paura e ai titoloni dei giornali, la maggior parte delle persone sui meccanismi di queste infezioni sa veramente poco. A partire dal perché è così difficile curarle. Un testo che riesce a chiarire le idee, con rigore scientifico ma anche con il supporto di una prosa quasi da romanzo, è Spillover del reporter del National Geographic David Quammen (Adelphi, pagg. 608, euro 29). La chiave di volta del testo è già nel titolo. Lo spillover (traboccamento in inglese) è quel fenomeno che fa sì che un virus «tracimi» da una specie all'altra. Capita spesso in natura, ma sempre più spesso capita tra svariate specie animali e gli esseri umani. Perché? Perché l'homo sapiens è diffusissimo e si sposta ovunque con grande velocità. Ergo per i virus, che per natura mirano a riprodursi, è un boccone ghiotto. Ecco che allora si manifestano le zoonosi: quelle malattie come Ebola o l'Aids che passano da una specie serbatoio (dai pipistrelli ai cercopitechi o ai gorilla) all'uomo. Spesso la specie serbatoio e il virus convivono da milioni di anni e si sono reciprocamente adattati. Al virus che si riproduce nel suo «ospite» spesso non è darwinianamente conveniente, come spiega Quammen, essere letale. È come farsi terra bruciata attorno. Ma passando all'uomo gli effetti sono devastanti (mancano gli anticorpi) e moltiplicati dalla nostra capacità di spostamento. Secoli fa una zoonosi poteva arrivare in un villaggio sperduto, uccidere tutti e autoestinguersi. Ora rischia di fare il giro del pianeta.

Ecco perché c'è un gigantesco sforzo per contenere e studiare questa malattie. Su le quali non basta sempre e solo una quarantena umana, visto che c'è un serbatoio animale. Quammen è molto bravo a raccontare questa epopea medico scientifica partendo dal virus Hendra che colpì uomini e cavalli in Australia nel 1984 (il virus trasportato dai pipistrelli della frutta può colpire l'uomo solo transitando dagli equini) sino a Ebola, passando per un'infinità di altri morbi (come il Marburg). Ha sempre il buon gusto di non fare descrizioni catastrofiste. Da largo spazio alle vite e alle avventure di medici a cui tutti dobbiamo qualcosa. Se il testo ha un limite è che ogni tanto si lascia andare a pipponi ecologisti che poco hanno di scientifico.

Ma sono parti ben distinte dal resto del volume, che ha il pregio di tenere i fatti distinti dalle opinioni.

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