Cultura e Spettacoli

"Fedez fascista". L'egemonia culturale conquista il pop

Bufera sul giudice-rapper che, nella prima puntata di X Factor, ha criticato il "pugno chiuso" in un brano di Dalla

"Fedez fascista". L'egemonia culturale conquista il pop

Volete un piccolo esempio «pop» dei danni prodotti da decenni di egemonia culturale comunista? Eccolo qua. Nella puntata d'esordio di X Factor , il talent musicale in onda al giovedì su Sky, il rapper Fedez, tra i giurati, rimprovera a uno dei concorrenti la scelta di esibirsi nella cover di E non andar più via di Lucio Dalla. Secondo Fedez, le parole della canzone risultano datate e fuori luogo all'interno dello show. La strofa contestata è questa: «Con la forza di un pugno chiuso e un sorriso». Apriti cielo: a molti Fedez sembra aver detto qualcosa di implicitamente anticomunista. Nei vari Social Network Fedez, già al centro di un caso per aver donato un brano alla manifestazione grillina del Circo Massimo, è subito accusato di aver frainteso il significato e soprattutto di essere «un fascista».

Invece di fare spallucce, il rapper inizia a cospargersi il capo di cenere, e dalla sera della puntata non la smette più di scusarsi, sui social, con le agenzie, ovunque: «Tutto sono meno che un fascista. Chiunque è libero di criticare le mie canzoni, ma non dite che sono un fascista, io che delle tematiche sociali ho fatto la mia bandiera di vita. Ho semplicemente fatto un'osservazione. Odio chi strumentalizza una canzone con un testo gigantesco, con dei significati di quell'importanza, come quella di Lucio Dalla poi che ha dei significati enormi buttati lì a caso, in un contesto che nulla ha a che fare con la politica». Lasciamo perdere cosa volesse dire Fedez, cosa abbiano capito i fan, e il resto della polemica. Concentriamoci piuttosto su un altro aspetto. Tutti quanti i protagonisti della vicenda sembrano condividere la bizzarra convinzione che «fascista» sia sinonimo di «anticomunista».

Una falsa credenza imposta dal lavaggio del cervello a cura della propaganda comunista del dopoguerra. Il Pci, che tutto era meno una forza democratica, fece passare, per legittimarsi, l'equazione comunismo uguale antifascismo uguale ardente passione per la democrazia. Chi non era comunista dunque era sospetto: forse anti-democratico, forse «fascista». Una falsità che ancora oggi, come il «caso Fedez» dimostra, continua a produrre danni. In realtà, nell'Italia della Guerra civile, c'erano forze democratiche anti-fasciste ma nient'affatto comuniste. C'erano i liberali, i cattolici, i socialisti riformisti. Famiglie politiche che, secondo il pensiero comunista, non avevano diritto di cittadinanza. E infatti furono emarginate culturalmente. Per dirsi democratici non è sufficiente dichiararsi anti-fascisti.

È necessario anche essere anti-comunisti perché il comunismo, incluso quello italiano, era un movimento totalitario. Dunque cosa avrà mai detto di male Fedez?

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