Cultura e Spettacoli

L'Arte di fare Pecunia: quando il poeta è l'attrazione turistica

In Irlanda una colossale rassegna solo in parte finanziata dallo Stato. Per fare cultura senza rinunciare al guadagno

L'Arte di fare Pecunia: quando il poeta è l'attrazione turistica

Il 2015 è l'anno delle celebrazioni del grande poeta irlandese William Butler Yeats, nato a Dublino il 13 giugno 1865 e morto a Roquebrune-Cap-Martin il 28 gennaio 1939. In cartellone, vi sono eventi di ogni tipo come merita la eclettica personalità del premio Nobel per la letteratura (1923). «Con la sua arte ha saputo dare voce allo spirito di una intera nazione» dicevano le motivazioni dell'Accademia di Svezia. Yeats ha vissuto con intensità l'indipendenza dall'Inghilterra e ha saputo fondere tutte le tradizioni dell'isola, dalle radici celtiche al cattolicesimo. Dietro alla macchina del 150° anniversario della nascita, vi sono dunque profonde motivazioni ma c'è anche la volontà di «sfruttare» la fama di Yeats per attrarre turisti, non solo nella capitale ma anche nella contea di Sligo, ove il poeta trascorse un'infanzia sempre ricordata come magica.

Capita dunque di leggere, sull' Irish Times del 31 dicembre 2014, un articolo su Yeats che comincia così: «Palesemente uno dei grandi poeti del XX secolo - o una delle risorse palesemente sotto-utilizzate del turismo culturale irlandese?». Segue dichiarazione di Lisa Hallinan, direttrice del progetto Yeats2015, che coordina le varie iniziative: «È la prima volta che celebriamo un singolo autore in questo modo massiccio. Può essere soltanto una buona cosa: attraverso Yeats illumineremo l'arte e la letteratura dell'intero Paese».

Oltre allo Yeats Day, il 13 giugno, le principali attrazioni sono un'esibizione alla National Gallery dei dipinti del padre John Butler Yeats, una serie di concerti alla National Concert Hall e l'esposizione The Life and Works of William Butler Yeats alla National Library, arricchita rispetto a quella ormai stabile dal 2006. Quest'ultima mostra ha già fatto incetta di premi ed è considerata la più importante mai realizzata su uno scrittore. Sono visibili migliaia di manoscritti, tutte le opere, lettere e diari, esperimenti di scrittura automatica, l'intera libreria di Yeats, curiosità come pagelle e perfino cartelle fiscali. A Sligo, si terranno un festival di teatro, svariate iniziative musicali e artistiche. Pop e divertente la lettura integrale delle opere (già iniziata, si tiene ogni giorno alle 13 presso l'Hargadon's Pub. Guinness e Yeats, bella coppia). Ci saranno anche appuntamenti collaterali all'estero, specie a Londra, ma anche in Australia. Tutto questo è realizzato solo parzialmente attraverso il finanziamento pubblico. Anche gli editori, ovviamente, si sono mobilitati. Oltre a ristampe di vario genere, tra i pezzi forti ci sarà una nuova edizione commentata di A Vision (1937), complesso testo esoterico che nasce proprio dalle citate esperienze di scrittura automatica (in Italia è uscito per Adelphi)

Beh, direte voi, bravi gli irlandesi, ma cosa c'è di strano? In fondo Dublino, dal punto di vista economico, già sfrutta giustamente la gloria dei suoi innumerevoli, straordinari scrittori: Joyce, Beckett, Wilde, Stoker... Là è normale ma qui da noi? Provate a immaginare come sarebbe accolto in Italia un articolo con questo incipit: «Alessandro Manzoni: uno dei grandi autori del XIX secolo - o una delle risorse palesemente sotto-utilizzate del turismo culturale italiano?». Autore, risorsa e turismo in una sola frase. E una rassegna che non utilizza soltanto fondi pubblici... C'è di che far arrabbiare i custodi dell'Arte italica. Pronti a vergare commenti indignati riciclabili in ogni occasione nella quale all'Arte sia associata la Pecunia. «Occorre creare anticorpi al concetto di cultura come intrattenimento». «Il patrimonio non è una merce». «La gestione manageriale dei musei è una idiozia». «Le torme di turisti devastano le città storiche». «Il mecenatismo trasforma i monumenti in cartelloni pubblicitari». «Privatizzare è inaccettabile, lo Stato non è in vendita». Questo è lo stanco repertorio, la litania infinita che risuona mentre il patrimonio storico-artistico cade a pezzi, la crisi dei musei si fa nera e interi settori svaniscono per mancanza di mezzi ma anche di strumenti per reperirli. Da quanto tempo non si vede in Italia una grande mostra che abbia qualche rilevanza interpretativa o scientifica? Sarebbe ora di suonare un'altra musica ma tra una riforma dimezzata e l'altra tutto si spegne nei corridoi di ministeri senza un centesimo eppure refrattari a ogni cambiamento.

Fino a quando regnerà il silenzio.

Commenti