Cultura e Spettacoli

Letteratura in lutto, morto Ermanno Rea

È morto all'età di 89 anni lo scrittore Ermanno Rea

Letteratura in lutto, morto Ermanno Rea

"La dismissione" ha parlato a tutta Italia, non solo a Napoli, perché ha raccontato il tramonto dell’Italia industriale attraverso i bulloni svitati e le lamiere smontate del gigante di Bagnoli, l’Italsider simbolo della potenza siderurgica del tempo che fu. “La dismissione” segna anche un tema di tutta l’opera di Ermanno Rea: il ritorno. Lo scrittore, morto oggi all'età di 89 anni, lasciò la natia Napoli nel 1959 per farsi adottare prima da Milano e poi da Roma. Ma l’orizzonte partenopeo restò nella sua vita prima che nella sua opera, ed ecco allora il ritorno in città per vedere la Grande Fabbrica, mito e luogo d’elezione della sinistra napoletana, finire a pezzi, metafora politica complessa e disincantata. Spesso un intellettuale disorganico come Rea (“La fabbrica dell’obbedienza” è emblematica di questa sua dimensione) nasce da un militante del partito comunista italiano, quale egli fu. E proprio in quella comunità di passioni, di affetti, di lotte anche fratricide si segnala un altro ritorno di Rea, quello nella storica sede dei comunisti napoletani in via dei Fiorentini, meglio nello scantinato, tra archivi polverosi.

“Mistero napoletano” è un’indagine sul suicidio della militante comunista e giornalista dell’Unità Francesca Spada nel 1961. che seguì due anni la sorte di un altro punto di riferimento del mondo comunista napoletano, il geniale matematico Renato Caccioppoli, morto anch’egli suicida nel 1959. Un ritorno doloroso, un ritratto politico intimo, un percorso autobiografico anche attraverso le vite degli altri. L’ultimo lascito di questo filone è “Il caso Piegari”, dedicato al fondatore del gruppo Gramsci, espulso nel 1954 dal partito comunista per volontà di Giorgio Amendola e poi avviatosi sul declino di una crescente follia. Se ne va un grande napoletano. Se ne va un comunista sui generis, di un’epoca in cui la politica era una scelta di vita e di campo, una cosa seria.

Un napoletano fuori dalle mura, che agognò l’eterno ritorno a Napoli o forse non volle mai veramente farvi ritorno se non per fare i conti con il proprio passato e per una chiave di lettura del presente, della lunga crisi italiana.

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