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"Matrimonio" e "genitori" Scoppia in famiglia la guerra delle parole

Dalle unioni fra coppie gay alla... morte civile di padre e madre. Così il linguaggio nasconde le proprie ipocrisie. Che il Vocabolario della Crusca contribuisce a smascherare

"Matrimonio" e "genitori" Scoppia in famiglia la guerra delle parole

Beati i tempi in cui le parole erano pietre: ce le si tirava addosso, e il sangue delle ferite lavava le ingiurie o presunte tali. Oggi le parole sono foglie di fico: nascondono la vergogna di usarne altre. Prendete «padre» e «madre», declassati a «genitore 1» e «genitore 2». A parte il fatto che il «genitore 2» può sentirsi come chi vince la medaglia d'argento alle Olimpiadi perché staccato di un centesimo di secondo o di un millimetro dal «genitore 1»; e a parte anche il fatto che cancellare «padre» e «madre» significa cancellare millenni di civiltà distribuiti in ogni angolo del mondo... A parte questi piccoli particolari, ciò che più disturba è l'appiattimento burocratico non soltanto del ruolo genitoriale, ma soprattutto del suo significato più profondo: il dono della vita. Dono che, comunque la si voglia girare e rigirare, necessita di due donatori creati dalla Natura differenti l'uno dall'altro.

«Papàcidio» e «mammacidio» sono gravi almeno quanto il «femminicidio» o le «morti bianche» sul lavoro. Ed è fin troppo moderata Giorgia Meloni, presidente dei deputati di Fratelli d'Italia, quando sollecita una legge contro «babbofobia» e «mammofobia». Più che di fobia, si tratta di eutanasia non richiesta. Per ironia della sorte, in Italia l'epicentro della polemica, con il casus belli dei moduli per le iscrizioni scolastiche, è nella rossa Bologna, dove anche in zona centrosinistra si sono levate le proteste. Le stesse proteste già viste e sentite negli Stati Uniti, in Francia, in Belgio e in Gran Bretagna...
Se poi facciamo un passo indietro, passando dalla scuola alla culla, e dall'asilo nido all'unione degli (ex?) «papà» e «mamma» celebrata di fronte a un prete o a un assessore comunale, la foglia di fico diventa un albero di fico su cui stanno appollaiati i paladini del politicamente corretto «senza se e senza ma», però corredato da molti «forse»... La «variabile» dei matrimoni gay merita ovviamente rispetto quanto la «norma» dei matrimoni misti. Ma se con le espressioni «coniuge 1» e «coniuge 2» abbiamo familiarizzato da tempo battagliando in carta bollata, come la mettiamo dal punto di vista prettamente linguistico?
All'Accademia della Crusca, la banca centrale della nostra lingua, si stanno già attrezzando. Anche perché l'ultima edizione, la quinta, del Vocabolario cruscante ha quest'anno compiuto novant'anni (iniziata nel 1863, è stata terminata nel 1923).

Intanto, la presidente dell'Accademia, Nicoletta Maraschio, mette i puntini sulle i: «Nelle cinque edizioni del Vocabolario il matrimonio è definito “come ufficio di madre”. Matrimonio deriva dal latino ed è costruito analogamente a patrimonio, quindi sarebbe il compito della madre mentre patrimonio è il compito del padre, che poi è venuto a significare gli averi del padre». Inoltre, «l'idea che il matrimonio sia legato alla famiglia e quindi a fare figli continua ancora nella quinta edizione, dove si parla di “unione e convivenza legittima dell'uomo con la donna a fine di procreare figlioli”».

Matilde Paoli, redattrice della sezione Consulenza linguistica, sottolinea tuttavia che «anche nel caso di “matrimonio”, il significato della parola si svincola dalla sua etimologia... Il lessicografo non fa che assumere una posizione a posteriori. Se “matrimonio” dovesse un giorno anche dal punto di vista giuridico, oltre che linguistico, stare a significare le unioni di coppie omosessuali, noi saremo ben lieti di registrarlo. Come nel caso dei neologismi, la Crusca non fa ingerenze. Si limita a cercare, nel patrimonio della lingua, le parole già presenti in grado di coprire uno spazio semantico». E spazio per i matrimoni gay, a occhio e croce, ce n'è in abbondanza...

Tornando a «genitore», da notare che la Crusca lo definisce usando un verbo che con il senno del poi appare profetico: «colui che procrea». Do you remember la procreazione assistita?

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