Cultura e Spettacoli

Lo Monaco porta De Filippo al Carcano

Sebastiano Lo Monaco torna sulla scena del Teatro Carcano avvolto dalle miserie umane di Gervasio Savastano, il protagonista di Non e vero ma ci credo di Peppino De Filippo

La platea ha imparato ad apprezzarlo per il suo piglio ironico col quale dipinge personaggi tragici senza tradirne l’essenza. E la critica lo apprezza per la sua grande versatilità nell’indossare a teatro le maschere pirandelliane dai mille colori, ma anche gli abiti più attuali di personaggi televisivi e cinematografici. Sebastiano Lo Monaco torna, da oggi, sulla scena del Teatro Carcano avvolto dalle miserie umane di Gervasio Savastano, il protagonista di «Non e vero ma ci credo» di Peppino De Filippo.

«E’ la prima volta - racconta l’attore siracusano, nativo di Floridia - che interpreto un personaggio smaccatamente comico; è tuttavia con grande volontà che affronto questa prova d’attore sperimentando un tipo di soggetto molto distante da quelli tragici pirandelliani che ormai fanno parte di me». Diretto da Michele Mirabella, Lo Monaco, nei panni di Gervasio Savastano, affiancato da Teresa, interpretata da Lelia Mangano De Filippo, (compagna d’arte e di vita del grande Peppino), dà voce a un individuo di molieriana memoria, dipinto nell’eccesso dei suoi numerosi difetti. Un po’ per ambizione professionale e, soprattutto, per accontentare il suo fedele pubblico, Lo Monaco sfrutta la sua capacità di ironizzare e di fare autoironia per vestire i panni del protagonista di un «perfetto e meraviglioso meccanismo comico ad orologeria sostenuto da una scrittura magistrale e allestito sfruttando un’architettura scenica di elevato livello. Con questo lavoro - racconta Lo Monaco - Peppino ha mutuato la struttura de “Il Malato Immaginario“.

Uomo di grande superstizione, Gervasio crede in modo ossessivo e patologico a iella e malasorte, condizionando così tutti i suoi comportamenti quotidiani e attribuendo le colpe dei malaffari all’influsso negativo di un suo impiegato, Belisario Malvurio, dal nome non di certo casuale». Un po’ Molière, un po’ Feydeau, un po’ De Filippo: il divertimento è assicurato. Del resto, è risaputo: in scena è più semplice fare piangere che ridere. «I tempi, le sospensioni, le pause: non ho competenza in ambito comico ma, visto le due recite di rodaggio che abbiamo fatto in provincia, devo ammettere che sono riuscito a mettere a segno un grande spettacolo che fa molto divertire e ridere, proprio laddove Peppino voleva si ridesse». Un omaggio a Peppino, una celebrazione della napoletanità: «Durante il mio percorso sono stato assistente di Carlo Giuffré, ho lavorato con Mariano Rigillo, senza trascurare la regia di cinque dei miei spettacoli firmata da Patroni Griffi: il mio legame con Napoli è indissolubile». Sorrisi sì, a volte amari, ma tanti: puro divertimento per la platea che in tempi poco piacevoli come questi trovano a teatro la spensieratezza e l’occasione di pensare ad altro. «Ma il pubblico è fatto di pluralità - precisa Lo Monaco-; non si spiegherebbe, infatti, il motivo per il quale, ad esempio, il Teatro Greco di Siracusa, dove si rappresentano solo tragedie classiche, sia sempre pieno». Lo Monaco conosce benissimo le atmosfere che avvolgono il teatro siracusano e vorrebbe riviverle con il suo pubblico. «Mi piacerebbe eccome calcare ancora le tavole del teatro della mia città; il mio Edipo Re rapiva una platea che mi ha sempre gratificato con applausi sia durante, sia dopo lo spettacolo.

Purtroppo, il fatto di poterci ritornare non dipende solo da me».

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