Dal rigattiere di parole: "Neghittoso"
18 Febbraio 2013 - 12:09Pigro, lento, tardo, che fugge la fatica. Accidioso, indolente. Negligente, inoperoso, ozioso. Infingardo. Anche oscuro, incerto, vago
Pigro, lento, tardo, che fugge la fatica. Accidioso, indolente. Negligente, inoperoso, ozioso. Infingardo. Anche oscuro, incerto, vago. Termine, per il Rigutini-Fanfani, “del nobile linguaggio”. “Neghittoso” è parente strettissimo di “negletto”, con il quale condivide l’origine latina: neglectus, è participio passato di negligeo, trascuro, da nec (non) legere (scegliere, accogliere, onde il senso di curare). Negletto diventa neghittoso attraverso le forme intermedie neghietto o negghietto.
Le due parole tuttavia hanno sfumature diverse. Innanzitutto le distingue il fatto che neghittoso è un aggettivo, talvolta sostantivo, mentre negletto è il participio passato del verbo negligere, identico in italiano e latino, che si declina al participio presente negligente e al participio passato, appunto, negletto. Ma anche i significati hanno sottili differenze. Se neghittoso vuol dire essenzialmente pigro, indolente, infingardo, negletto significa invece non curato, trasandato, trascurato, dimenticato, dispregiato, sciatto; definisce ciò che ha subito un abbandono, che resta incolto, disadorno (negletto, per il Rigutini e Fanfani, è uno “scrittore non curato, dispregiato”) ; negligente significa “che non elegge ciò che deve fare, ossia trasanda, non cura i propri doveri” (Pianigiani).
C’è anche il sostantivo “negghienza” (pigrizia, trascurataggine), da cui “mettere a negghienza”, che sta per “gettare dietro le spalle, non avere a cuore” (Tommaseo); che è pressoché simmetrico a “negligenza”. La famiglia comprende anche “anneghittire”, e cioè rendere neghittoso (“Le mollezze anneghittiscono gli uomini, è anneghittito nell’ozio”); “sneghittire”, al contrario, significa rendere più attivo e alacre, togliere da uno stato di neghittosità. Dar la sveglia.
Negligere, negligente, negletto, hanno il loro specchio positivo nel verbo diligere, che ai participi fa diligente e diletto, e che ha per significato amare, avere particolarmente a cuore, prediligere.
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