Dal rigattiere di parole: "Neghittoso"

Pigro, lento, tardo, che fugge la fatica. Accidioso, indolente. Negligente, inoperoso, ozioso. Infingardo. Anche oscuro, incerto, vago

Dal rigattiere di parole: "Neghittoso"

Pigro, lento, tardo, che fugge la fatica. Accidioso, indolente. Negligente, inoperoso, ozioso. Infingardo. Anche oscuro, incerto, vago. Termine, per il Rigutini-Fanfani, “del nobile linguaggio”. “Neghittoso” è parente strettissimo di “negletto”, con il quale condivide l’origine latina: neglectus, è participio passato di negligeo, trascuro, da nec (non) legere (scegliere, accogliere, onde il senso di curare). Negletto diventa neghittoso attraverso le forme intermedie neghietto o negghietto.

Le due parole tuttavia hanno sfumature diverse. Innanzitutto le distingue il fatto che neghittoso è un aggettivo, talvolta sostantivo, mentre negletto è il participio passato del verbo negligere, identico in italiano e latino, che si declina al participio presente negligente e al participio passato, appunto, negletto. Ma anche i significati hanno sottili differenze. Se neghittoso vuol dire essenzialmente pigro, indolente, infingardo, negletto significa invece non curato, trasandato, trascurato, dimenticato, dispregiato, sciatto; definisce ciò che ha subito un abbandono, che resta incolto, disadorno (negletto, per il Rigutini e Fanfani, è uno “scrittore non curato, dispregiato”) ; negligente significa “che non elegge ciò che deve fare, ossia trasanda, non cura i propri doveri” (Pianigiani).

C’è anche il sostantivo “negghienza” (pigrizia, trascurataggine), da cui “mettere a negghienza”, che sta per “gettare dietro le spalle, non avere a cuore” (Tommaseo); che è pressoché simmetrico a “negligenza”.

La famiglia comprende anche “anneghittire”, e cioè rendere neghittoso (“Le mollezze anneghittiscono gli uomini, è anneghittito nell’ozio”); “sneghittire”, al contrario, significa rendere più attivo e alacre, togliere da uno stato di neghittosità. Dar la sveglia.

Negligere, negligente, negletto, hanno il loro specchio positivo nel verbo diligere, che ai participi fa diligente e diletto, e che ha per significato amare, avere particolarmente a cuore, prediligere.

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