Cultura e Spettacoli

Scribacchini contro scribacchino

Scribacchini contro scribacchino

Ieri a Roma alle 11 c'è stata la flashmob per Ostuni. Non sapevo neppure cosa fosse una flashmob, figuriamoci una flashmob per Ostuni, credevo distribuissero chiavette usb per il per lancio di una linea di lingerie pugliese. Ho capito solo dopo che si trattava della mobilitazione per Vincenzo Ostuni, editor di Ponte Alle Grazie e del romanzo di Emanuele Trevi arrivato secondo allo Strega, che ha definito il romanzo di Gianrico Carofiglio, arrivato terzo allo Strega, un libro scritto con i piedi da uno scribacchino, e lo scribacchino lo ha querelato.
A questo punto il giovane critico Gabriele Pedullà, figlio del vecchio critico Walter Pedullà, ha avuto l'idea di mettere su la flashmob di intellettuali, e andare davanti alla Questura di Piazza del Collegio Romano e leggere a turno la frase incriminata, in modo da rendersi tutti querelabili, e come idea è molto fica. Certo, un tempo ci si sfidava a duello, e sarebbe stato più interessante, Ostuni contro Carofiglio, io gli avrei fatto perfino da padrino a Carofiglio, poi se non lo ammazzava Ostuni gli davo una mano io, sperando si ammazzassero comunque entrambi.
Invece così mi tocca mio malgrado di parteggiare per Ostuni, perché se non fosse per questa vicenda di Carofiglio chissenefregherebbe di Ostuni, ma in generale mi è sempre scocciato non stare né con lo Stato né con le Br, per cui sto con Ostuni. Ma il problema è un altro: i letterati italiani perfino quando hanno ragione sulla carta riescono a avere torto facendosi vedere. Il mio problema è essere venuto alla flashmob.
A parte che la flashmob inizia con mezz'ora di ritardo, perché a Roma neppure alle finte flashmob organizzate con giorni d'anticipo riescono a essere puntuali. Si stavano rompendo pure i cameraman delle televisi locali, che però commentavano: «Ao ma che stronzo 'sto Carofiglio», e un altro: «E pure 'sto Stuni è stronzo, dài, che glie vai a di' scribacchino, e poi sei concorrente ar premio Strenna?», entrambi querelabili volendo.
Quando arriva la cricca di letterati capisci che è tutta una cricca, tutto uno sbaciucchiamento tra consanguinei: Emanuele Trevi sbaciucchia Andrea Cortellessa, Cortellessa sbaciucchia Nanni Balestrini, Balestrini sbaciucchia la sua Rossana Campo, Franco Cordelli sbaciuccia Trevi. Infatti i passanti passano e nessuno si ferma incuriosito, scappano, e ti credo. A me viene subito la claustrofobia, e faccio delle foto con l'iPhone alle scarpe di Balestrini, di Cortellessa e di Cordelli, hanno tutti queste scarpine tristi simil-Tod's ma neppure Tod's, tipo Geox, la scarpa che respira, morirà pure lei asfissiata. Per disperazione mando un tweet a Dolcenera, il mio antistress: «Guarda dove sono finito» e allego una foto dei mostri, e lei subito mi risponde preoccupata: «Cosa chiedono queste persone?», ma quali persone.
A parte Francesco Pacifico stranamente non c'è nessuno di minimum fax ma in compenso ci sono i ragazzi di Pubblico di Luca Telese mandati da Christian Raimo, una persecuzione. Fotografo anche le scarpe di Pacifico, da ginnastica ma brutte e nere, io invece ho le mie Nike Shox, sticazzi.
Mi avvicino sbadigliando tanto per sentire cosa dice Emanuele Trevi, sta spiegando che con la fine del berlusconismo imperante c'è una crisi d'identità e dentro ognuno di noi c'è... una pila. Una pila? Mi avvicino ancora: «...una pila d'identità carica, che finisce per scaricarsi sugli oggetti sbagliati, e Carofiglio, come identità, ha una Torre Eiffel interiore» e resto imbambolato a immaginarmi Carofiglio con una Torre Eiffel interiore, chissà da dove gli è entrata. In pratica Trevi dice Carofiglio se l'è presa con Ostuni perché non c'è più Berlusconi. All'improvviso Pedullà figlio dà la sveglia al gruppo: «Si comincia, si comincia!», wow! Ma si comincia che?
Non l'avevo mai visto ma Pedullà figlio dal vivo è bel pezzo di TQ, e l'unico che sembra vivo, mentre Balestrini, Cordelli e gli altri dal vivo sembrano morti, come mossi da fili invisibili. Eppure fa quasi più senso Pedullà figlio, assomiglia a Luigi Tenco ma imita Fabrizio Frizzi, li smista a destra e sinistra, li riunisce, li divide. Finché non leggono tutti la frase, a turno: «Rivendico il diritto costituzionale di pensare che Il silenzio dell'onda sia un libro letterariamente inesistente scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un'idea, senza un'ombra di responsabilità dello stile, per dirla con Barthes». Poi Pedullà-Frizzi li fa leggere in coro, come un canto natalizio. Sul canto natalizio non ho resistito e ho fatto il filmino con l'iPhone, poi lo metto su Facebook e lo mando a Dolcenera.
Quando hanno detto «Dove se va' a magna'?» mi sono defilato e sono riuscito a riordinare le idee, e alla fine ho capito cosa c'era di sbagliato e cosa di liberatorio in questo flashmob. Di sbagliato c'era che non puoi mettere Emanuele Trevi a leggere un foglio dove dice che il libro di Carofiglio è scritto con i piedi, ci devi mettere Alberto Arbasino, o Aldo Busi, o me. Comunque che non abbia scritto i romanzi di Trevi, né le poesie di Ostuni, va bene chiunque, anche Nicole Minetti. Al contrario di liberatorio c'è che io di Cortellessa e di Trevi e di Cordelli ho sempre pensato fossero proprio degli scribacchini e scrivessero con i piedi senza un'idea, senza un'ombra di responsabilità nello stile, come Carofiglio, per non parlare poi di Balestrini, uno che faceva i romanzi-frullato con i ritagli di giornale e viene a parlare di stile.
Ecco, mi hanno sempre fatto letterariamente schifo, tutti questi qui, ma fino a oggi, prima della flashmob, non lo potevo dire.

E quindi grazie, Frizzi.

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