Cultura e Spettacoli

Silva, il re dello spionaggio che batte Brown e Rowling

Cresce il successo della serie dedicata a Gabriel Allon, agente del Mossad ed esperto d'arte. L'autore? Molto ben informato. Ricorda John Le Carré

Silva, il re dello spionaggio che batte Brown e Rowling

Nel mondo delle spie, c'è un solo nome di riferimento se hai per le mani un lavoro delicato: Gabriel Allon, sicario e agente del servizio segreto israeliano. Nel mondo dell'arte, l'unico capace di eseguire lavori delicati è Giovanni Rossi: restaura i maestri e dipinge cosette sue. Nel mondo di Daniel Silva, Allon è Rossi e molti altri dei suoi alias, per un totale, sinora, di tredici avventure, tradotte in sedici Paesi, tra cui l'Italia, in cui Allon/Silva è la serie di punta del marchio Giano. Mentre qualche giorno fa usciva da noi Ritratto di una spia (pagg. 528, euro 14,90, trad. di Raffaella Vitangeli per Giano, indietro di due romanzi rispetto agli Usa), negli Stati Uniti balzava al primo posto della classifica del New York Times l'ultima impresa letteraria di Silva, The English Girl, facendosi beffe non soltanto di Dan Brown e del suo Inferno, ma anche di A Cuckoo's Calling, il giallo a firma Robert Galbraith in realtà opera di J.K. Rowling. Considerando che Ritratto di una spia e il successivo The Fallen Angel sono andati solo in America oltre il milione di copie e che l'ultimo sta vendendo anche meglio, non stupisce che al momento Silva sia considerato dai lettori la terra di mezzo tra il mai abbastanza compianto Graham Greene e il vitalissimo John Le Carré, in arrivo anche da noi con il suo nuovo Una questione delicata. Senza dubbio è la rivincita delle spie tradizionali, che l'ultimo 007 dava per agonizzanti di fronte a un terrorismo imprevedibile. Nostalgia di guerra fredda. Di equilibri internazionali di nuovo governabili dalla mente umana, invece che dalla fredda tecnologia della rete e delle bombe intelligenti. Non dimentichiamo che anche Ian McEwan si è consegnato all'MI6 con il suo ultimo Miele (Einaudi).
Ma nel caso di Silva si tratta anche di un personaggio tutto da indagare. Il fatto che conosca così bene l'attualità mondiale e lo spionaggio post 11 settembre da prevederne addirittura gli sviluppi non è solo frutto di una particolare abilità narrativa e di uno stakanovismo incessante (scrive un libro all'anno e nel mese di «tempo libero» promuove l'ultimo uscito in tour negli Stati Uniti). Come accadde all'ex spia Le Carré, quando si parla di focolai, cellule e complotti quest'uomo, le informazioni, sa dove cercarle. Nato in Michigan, classe 1960, nel 1984 era al lavoro per la United Press International per coprire la convention democratica nazionale di San Francisco. Il giornalismo lo prese alla gola: mollò gli studi - in relazioni internazionali - per occuparsi degli esteri prima da Washington e poi dal Medio Oriente, come corrispondente al Cairo e nel Golfo Persico. Conobbe sua moglie Jamie Gangel, corrispondente per la NBC, mentre si occupava della guerra Iran-Iraq nel 1987. Si dà alla letteratura in segreto, nel 1995, e nel 1997 sforna il suo primo thriller, ambientato durante l'invasione degli Alleati in Francia nella Seconda guerra mondiale. Ma è solo al quarto romanzo, The Kill Artist, che nasce Gabriel Allon, agente del Mossad, pronto a uccidere, con una sua idea manicheista quanto spericolata del bene e del male, dell'essere ebreo, del terrorismo internazionale, delle ragioni degli altri e degli equilibri politici ed economici.
Silva rilascia pochissime interviste, e quasi tutte ai network nazionali, ma quando parla tradisce idee che sono molto simili a quelle del suo eroe: «Credo che le democrazie abbiano il diritto, forse persino il dovere, di proteggere i propri cittadini dagli attacchi terroristici. E che a volte sia necessario affrontare i terroristi sul loro stesso terreno. Insomma, terrorizzare i terroristi. Ma il prezzo da pagare è davvero terribile: i terroristi ci fanno comportare in modi che non avremmo voluto. Gabriel avrebbe preferito fare il pittore invece che l'assassino. Mi sta simpatico, ma non lo invidio. In un certo senso, mi dispiace per lui».
In Ritratto di una spia, Gabriel e sua moglie Chiara, di origini veneziane, sono a Londra, per un fine settimana di relax. Ma due esplosioni, a Parigi e ad Amburgo, fanno aguzzare la vista a Gabriel, che non tarda ad accorgersi di un individuo che potrebbe essere l'autore di un terzo attentato. In fondo, riconoscere un kamikaze rientra tra le peculiari abilità di uno dei massimi esperti mondiali di antiterrorismo. Tenta un'operazione solitaria, ma fallirà. Eppure basteranno pochi altri capitoli perché si ritrovi coinvolto in una delle più fedeli ricostruzioni del martirio nel nome di Allah mai arrivate in libreria, con al centro un'organizzazione capeggiata da un religioso yemenita di origini americane.

Più «ultima ora» di così c'è solo il telegiornale.

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