Politica

Cura Di Bella, i seguaci tornano alla carica

nostro inviato a San Marino

«Benvenuti nell’antica terra di libertà», si legge varcando il confine della lillipuziana Repubblica indipendente di San Marino. Libertà anche di curare e di farsi curare come e da chi si preferisce. Libertà di affrontare una delle battaglie più difficili, la battaglia contro il cancro, seguendo la terapia del professor Luigi Di Bella. Ricordate? Il medico che sapeva ascoltare e auscultare. Lo scienziato che conquistò l’Italia con quella sua aria trasognata che nascondeva, in realtà, centinaia di ore trascorse a guardare nel microscopio.
Non sarà un caso, quindi, che oltre cinquecento medici e ricercatori abbiano deciso di ritrovarsi a convegno qui, dove la libertà di scegliere la cura Di Bella è sancita dalla legge e, per legge, dispensata ai suoi cittadini dalla mutua. Mentre già un centimetro fuori dai confini del Titano, in Italia, le cose stanno diversamente: i medici di famiglia non si azzardano, essendo ancora in vigore il famigerato decreto Prodi, a prescrivere il metodo Di Bella, pena la squalifica o meglio la radiazione dall’albo. Unica isola felice, la Puglia, dove a suo tempo il pretore Madaro sentenziò la liberalizzazione della cura e ne ordinò alle Asl la mutuabilità. Solo che da allora (era il 1997, quando a furor di popolo il sarcastico ministro della Sanità dell’epoca, Rosy Bindi, e relativo governo di centrosinistra furono costretti a sperimentare la multiterapia anti-tumorale messa a punto da Di Bella. Una sperimentazione avviata malamente e gestita peggio, però. Fatta con pazienti e farmaci moribondi, nel senso di quasi scaduti e non esattamente rispondenti al suo protocollo, come confermarono i rapporti dei Nas) molte cose sono cambiate. Le cifre soprattutto.
«Siamo pronti a tornare in piazza: abbiamo raccolto settantamila firme perché la cura venga riconosciuta e dispensata dallo Stato, in questi anni ci sono stati oltre 2.500 ricorsi di pazienti che hanno ottenuto dal giudice la libera e gratuita concessione della terapia di mio padre. E se non bastasse sono circa 50mila oramai le pubblicazioni scientifiche - tuona Giuseppe Di Bella, il figlio medico che si sta battendo perché la verità scientifica del padre possa un giorno trionfare - in cui si riconoscono le proprietà anti-tumorali dei vari farmaci della Multiterapia Di Bella». «La somatostatina, componente base della Mdb, è universalmente apprezzata - aggiunge - per la sua capacità di neutralizzare sul nascere le cellule cancerogene. Un’ulteriore benedizione scientifica è arrivata dall’ultimo lavoro pubblicato dal Nobel Andrew Viktor Schally, in cui lo scienziato la definisce l’antagonista biologico e naturale nella lotta al cancro». Conclusioni cui il prof era già arrivato nel 1978 quando le presentò al congresso mondiale di Amsterdam. «Vi pare possibile che nell’Italia di Welby e di Eluana ci sia ancora gente costretta a ricorrere allo stratagemma di una residenza fittizia in Puglia per avere dalla mutua la cura? Trattare un paziente con la chemioterapia - sottolinea Giuseppe Di Bella - costa allo Stato, in media centomila euro, cui si aggiungono la degenza e i costi accessori. Con la multiterapia di mio padre, osteggiata da uno Stato che costringe il paziente ad acquistare la somatostatina perché non mutuabile, si arriva ad un esborso medio mensile di 850 euro e la cura si può fare a casa».
Né carbonari, né adepti i dibelliani di oggi, hanno deciso di accettare la libera scelta dei pazienti. «Lo fanno - spiega il professor Michele Trimarchi, scienziato e docente di neuropsicofisiologia - per dimostrare che la verità non è solo e sempre la chemioterapia perché nella lotta al cancro l’approccio libero da automatismi e da condizionamenti è fondamentale».

Una tesi ribadita da Peter Freybergh, docente nelle università di Salisburgo, Praga e Londra, membro della Royal Society of Medicine britannica, ed editor-in-chief di Neuroendocrinology Letters: «La chemioterapia è un business troppo allettante perché certe lobby decidano di cambiare strada» e dal chirurgo veronese Achille Norsa, veterano di mille battaglie accanto al professore e oggi ancora in trincea per annunciare come «il supporto della Mdb prima e dopo l’intervento chirurgico abbia portato a decine di eccellenti risultati».

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