Cronache

Dai Radicali un'altra campagna choc a Milano "Lasciatemi morire in pace". E' subito polemica

Maxi manifesti di 13 metri per 6 in cui compare in primo piano il volto di un malato terminale che chiede di "essere lasciato morire in pace". I Radicali, che appoggiano Pisapia alle elezioni, chiedono l'istituzione del testamento biologico. E' polemica. La Roccella: "Tracciare un confine netto"

Dai Radicali un'altra campagna choc a Milano 
"Lasciatemi morire in pace". E' subito polemica

Milano - Maxi manifesti di 13 metri per 6 in cui compare in primo piano il volto di un malato terminale che chiede di "essere lasciato morire in pace". E' la campagna choc a favore dell'eutanasia promossa dall’Associazione Luca Coscioni per il 5 per mille. Una campagna che, oltre ad aver diviso gli italiani, ha suscitato il forte sdegno delle associazioni per la vita: "E' uno scopo tetro di usare il cinque per mille".

E' partita tra le polemiche la campagna nazionale di affissioni, banner e lettere, che oltre ai temi della libertà di ricerca scientifica e del diritto alle cure, verterà quest’anno proprio sulla promozione del’eutanasia legale contro l’eutanasia clandestina. Affissioni come quella che compare in pieno centro a Milano riprendono le immagini dello spot australiano per la legalizzazione dell’eutanasia realizzato da Exit International, la cui versione italiana è stata prodotta dall’Associazione Coscioni. L'immagine è un vero e proprio pugno allo stomaco: in primo piano il volto di un malato terminale che chiede di essere lasciato morire. Sei obbligato a fermarti, a pensare che la vita è un dono e che non può essere gestita da una legge. Sei obbligato a chiederti se il cinque per mille - di solito destinato alla ricerca per sconfiggere il cancro, alle onlus che costruiscono le scuole per dare un'istruzione ai bimbi che non possono averla o alle associazioni in prima linea per combattere le tossicodipendenze - possa essere destinato a un così tetro scopo.

Non è un caso se la campagna dei radicali parte proprio da Milano. In cambio del proprio appoggio a Giuliano Pisapia, candidato della sinistra alla corsa a Palazzo Marino, i radicali di Marco Pannella e Emma Bonino hanno chiesto proprio l'istituzione di un registro per i testamenti biologici. Tanto che in lista ci saranno tutti i protagonisti delle battaglie civili degli ultimi anni: Mina Welby, Silvio Viale, Maria Antonietta Coscioni. L'offensiva radicale non era passata inosservata. "Sono rimasta sbalordita dalle parole usate in piazza Duomo - aveva commentato l'assessore Mariolina Moioli - mi domando che cosa dicano al riguardo gli esponenti cattolici che appartengono al Pd e che sostengono la candidatura di Pisapia".

Il mondo cattolico, per ora, tace. Ma la campagna "pubblicitaria" dell'Associazione Coscioni ha subito scatenato una polemica infernale. "Se l’intento era la provocazione l’obiettivo è stato centrato - tuona l'associazione Scienza&Vita - se, viceversa, si voleva puntare a una sensibilizzazione sul tema del fine vita, non è attraverso tali campagne choc che si pone reale rimedio alla sofferenza e all’abbandono". Proprio per questo, il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ha spiegato che deve essere il legislatore a "tracciare un confine netto tra la libertà di scegliere le terapie e la possibilità di scivolare verso l’eutanasia e il suicidio assistito".

Sono, infatti, molteplici le campagne in favore dell'eutanasia che però passano sotto traccia. Dalla battaglia sulla sospensione di idratazione ed alimentazione all’obbligo da parte del medico di eseguire qualunque volontà (anche eutanasica) espressa dal paziente. E ancora: le crociate di chi non vuole che il parlamento legiferi e preferisce lasciare alle sentenze dei tribunali le decisioni sulla vita e la morte contando su altri casi Englaro. Per questo è importante che il dibattito, nel Paese come in parlamento, si svolga con estrema chiarezza, chiamando le cose con il loro nome.

"La possibilità di giudicare da parte dei cittadini non deve essere confusa da terminologie ambigue o volutamente fuorvianti", avverte la Roccella. A Vieni via con me, per esempio, Roberto Saviano era riuscito a raccontare la vicenda di Piergiorgio Welby censurando la sua battaglia per l’eutanasia e parlando soltanto di "accanimento terapeutico".

Le parole hanno un peso. Così come i fatti. "Piuttosto che consigliare ai contribuenti di devolvere i loro soldi per uccidere le persone, - tuona il leghista Massimo Polledri - sarebbe meglio destinarli per fare del bene a chi ne ha bisogno, obiettivo possibile e praticabile".

D'altra parte anche su un cartellone pubblicitario, l'eutanasia è morte.

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