Dieta e alimentazione

"Aumento del 91% di rischio di morte". Il pericolo dietro al digiuno intermittente

Secondo uno studio americano le persone che seguono il metodo del digiuno intermittente hanno il 91% di probabilità in più di sviluppare malattie cardiovascolari mortali

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La moda del digiuno intermittente potrebbe subire una brusca battuta d'arresto a seguito dello studio scientifico condotto dall'American Heart Association, che ha presentato l'importante ricerca preliminare all'annuale incontro "Epidemiology and Prevention - Lifestyle and Cardiometabolic Scientific Sessions 2024". L'analisi, condotta su un campione di 20mila adulti statunitensi (seguiti per una durata media tra 8 e 17 anni), ha constatato che le persone che seguono il digiuno intermittente 16:8 - cioè quelle che limitano il consumo di cibo a una fascia di solo 8 ore al giorno - avevano maggiori probabilità di morire di malattie cardiovascolari rispetto alle persone, che seguono un'alimentazione regolare e distribuita su 12-16 ore.

Cos'è il digiuno intermittente

Più che una dieta, il digiuno intermittente è una pratica alimentare che prevede un'alternanza tra il consumo di cibo e il digiuno completo. Il DI può essere attuato in vari modi, a seconda dell'ampiezza delle cosiddette finestre di digiuno, ma la più praticata è sicuramente la formula 16:8, che prevede 16 ore di digiuno e 8 ore di alimentazione. In questo modo il corpo ha notevoli benefici a livello energetico e depurativo oltre che metabolico aiutano a ritrovare la forma a patto che nelle ore di alimentazione si segua una corretta dieta. Secondo lo studio condotto dall'American Heart Association, però, le controindicazioni nel praticare il digiuno intermittente 16:8 sarebbero maggiori rispetto ai benefici soprattutto nel lungo periodo.

Lo studio americano sui rischi

I ricercatori americani dell'AHA hanno rilevato un potenziale impatto negativo sulla salute a lungo termine derivante dalla pratica del digiuno intermittente 16:8. Dall’analisi è emerso che le persone che assumevano cibo per otto ore al giorno "avevano un rischio di morte per malattie cardiovascolari più alto del 91%" ed era inoltre associato "a un rischio maggiore del 66% di morte per malattie cardiache o ictus". Nel complesso lo studio americano evidenzia che un'alimentazione limitata nel tempo può avere benefici a breve termine ma effetti decisamente negativi a lungo termine.

Gli studi precedenti

L'allarme sugli effetti negativi del digiuno intermittente nel lungo periodo vennero evidenziati dalla biologa Elena Dogliotti, supervisore scientifico della Fondazione Umberto Veronesi. Al Corriere la dottoressa spiegò che, in seguito alle ricerche effettuate sull'uomo, "si è visto che il digiuno intermittente può avere effetti controproducenti: rallenta il metabolismo, influisce negativamente sul ritmo circadiano e sulla produzione di ormoni". Durante il prolungato periodo di digiuno (se si considerano le 16 ore), infatti, il corpo viene sottoposto a un fortissimo stress, che provoca l'innalzamento del cortisolo con conseguenze fisiche e psichiche negative importanti.

Occhio dunque a seguire il digiuno intermittente per lunghi periodi e senza un adeguato controllo medico.

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