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Disegnano il mondo dei manga con le mosse delle arti marziali

In Toscana l'unica accademia europea dove si impara a realizzare i fumetti giapponesi: in classe 10 ore al giorno

Disegnano il mondo dei manga con le mosse delle arti marziali

Hanno accompagnato l'infanzia di milioni di bambini in tutto il mondo. Con i loro disegni colorati e spesso molto sofisticati le loro storie, le loro trame complesse quanto accattivanti. Adesso, anche in Italia, i manga possono rappresentare uno sbocco per il futuro di tanti giovani. Perché proprio nel nostro Paese, per la precisione a Lajatico (provincia di Pisa), da qualche anno è attiva l'unica accademia europea dedicata alla realizzazione di fumetti giapponesi. Qui si impara l'antichissima arte orientale in tutti i suoi aspetti: dal disegno alla costruzione di personaggi e sceneggiature.

L'Accademia europea di manga forma ogni anno circa trenta fumettisti professionisti. Per diventarlo gli iscritti studiano tre anni, al termine dei quali possono inserirsi nel decisamente florido mercato del lavoro italiano oppure volare a Tokyo per proseguire la preparazione. In aula si approfondiscono moltissime materie: dal disegno dal vero all'anatomia. Senza dimenticare prospettiva, scenografia, comunicazione, narrazione e storia del cinema. Un pomeriggio a settimana è dedicato alla scuola di teatro, mentre ogni venerdì sera si pratica l'aikido, un'antica arte marziale orientale. Perché, come spiega il responsabile dell'accademia, Nicola Ronci, «per disegnare manga ci vogliono pazienza e tanta concentrazione. E allora imparare un'arte marziale può essere un valore aggiunto».

Al momento in Italia non esiste ancora un riconoscimento ufficiale come corso di laurea, ma entro l'inizio del prossimo anno potrebbe arrivare la risposta positiva del Miur, al quale è già arrivata la richiesta. «Vogliamo che questa scuola sia considerata un'accademia di Belle arti al pari di tutte le altre», prosegue Ronci. Diversa la situazione in Giappone, dove invece il corso è certificato e, grazie a una serie di partnership con istituti privati, dà diritto a proseguire gli studi partendo direttamente dal terzo anno. Prima però c'è da completare il triennio in Italia, impegnativo quanto una qualunque università. Le lezioni sono di dieci ore al giorno quattro la mattina, quattro il pomeriggio e due la sera dopo cena sei giorni a settimana (il lunedì è libero).

«Il corso è completo e impegnativo va avanti Ronci -. Offriamo 1.800 ore di didattica nell'arco di tre anni». Un bagaglio culturale importantissimo anche se «in questo ambito funziona sempre meglio il saper fare rispetto al semplice percorso accademico». Ed è proprio il talento di chi decide di studiare in queste aule a spingere gli studenti verso un mondo del lavoro che, a dispetto di crisi economica ed emergenza occupazionale, offre molte opportunità anche nel nostro Paese. Questo spiega come mai circa 90 persone ogni anno tentino l'esame di ammissione. «In effetti le richieste sono parecchie, anche se alla fine si iscrive solo un terzo di chi fa richiesta. Cioè in media trenta persone precisa Ronci -. Si tratta nella maggior parte dei casi di giovani già diplomati o laureati, che vogliono cominciare un percorso professionale in questo campo. Solitamente accogliamo ragazzi alla prima esperienza, ma abbiamo avuto anche alcuni studenti di 35 anni, già occupati con altri lavori, che volevano cimentarsi con i manga per mettere in atto il piano b che avevano sempre sognato».

Il motivo è presto spiegato: il lavoro, per i disegnatori di fumetti giapponesi, non manca. «In questo momento ci sono più possibilità occupazionali in Italia che in Giappone conferma -. Per un italiano scrivere una storia per il mercato asiatico, colpire l'attenzione di persone legate a una cultura molto lontana e diversa dalla nostra, è estremamente difficile. Per non dire impossibile. Per questo consigliamo sempre di cercare lavoro qui da noi. Dove sempre più editori, grandi, medi e piccoli, sono alla ricerca di fumettisti specializzati in tecnica manga». Basta dare uno sguardo ai numeri di questo comparto per capire che i manga sono sempre in buonissima salute. Il mercato dei fumetti in Italia è in costante crescita dal 1985. A spingerlo sono proprio le vignette giapponesi. Basti pensare che, dal Nord a Sud, circa il 90 per cento del fatturato dei negozi di fumetti deriva proprio dalla vendita dei manga. «Questi punti vendita guadagnano, in media, da un euro a un euro e cinquanta per ogni fumetto venduto afferma Ronci -. Eppure le aperture sono costanti, anche nei piccoli centri. Questo dimostra l'enorme espansione del fenomeno. Tanto che, una volta terminati gli studi in accademia, tre studenti su dieci trovano lavoro praticamente in tempo reale. Proprio quest'anno abbiamo, per esempio, una ragazza che è già sotto contratto con due case editrici». Naturalmente molto dipende dalla bravura. Dal talento individuale. E da un pizzico di fortuna. «I fumettisti possono essere considerati dei veri e propri artigiani. Che disegnano un vero e proprio film. Per questo devono avere una preparazione molto specifica e non possono ambire al posto fisso dice ancora Ronci -. Il guadagno dipende dalle royalties sulla singola storia venduta. Ma chi ha buona tecnica e moltissima pazienza e forza di volontà alla fine viene ripagato».

Se in Italia i disegnatori sono artigiani, in Giappone ormai è nata una vera e propria industria. Che non smette mai di macinare affari e introiti. In tutto il Paese sono circa cinque milioni le persone che lavorano stabilmente nel mondo dei manga. Altrettante sono quelle che cercano di inserirsi trovando però di fronte a loro una concorrenza agguerrita. «Il giro d'affari è in costante aumento conclude Ronci -. Basti pensare che le quattro maggiori case editrici giapponesi legate ai manga fatturano, ognuna, da 2,5 a 4,5 miliardi di euro l'anno. E solo per la parte relativa alla carta stampata. La più grande nel 2015 ha addirittura superato queste cifre già enormi.

Proprio per questo consigliamo ai nostri studenti di andare in Asia, studiare e migliorare ancora di più la tecnica, e poi tornare in Italia. In Giappone c'è troppa concorrenza, costituita da persone molto ben formate e soprattutto in possesso della cittadinanza e quindi del permesso di lavorare stabilmente nel Paese.

Mentre qui da noi è tutto più semplice e le possibilità di lavorare bene sono moltissime».

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