Roma

Donne scomparse, attesa per l’incidente probatorio

«Ho ucciso la mia donna. L’ho lasciata sotto il letto. Ecco le chiavi, andate a vedere». Si è presentato così ieri mattina alla stazione dei carabinieri del Torrino Nicola Campanella, 57 anni. Una confessione sofferta ma lucida, di un uomo apparso subito in preda ad una forte agitazione, tra l’altro pieno di graffi ed escoriazioni sul volto e le braccia. Non sembrava mentisse e quando i militari dell’Arma si sono recati nella sua abitazione, in Via delle Vigne 14, alla Magliana, hanno trovato quanto annunciato: il corpo di Vincent Gift, nigeriana di 24 anni, era ancora lì, sul pavimento, sotto al letto. «L’ho strangolata, l’ho uccisa a mani nude, con queste mie mani...», continuava a ripetere l’uomo al giudice Santoni che più tardi ne avrebbe confermato il fermo con l’accusa di omicidio volontario e disposto il trasferimento nel carcere di Regina Coeli.
Un delitto passionale. Nelle modalità. Nelle sue motivazioni. Nel suo triste epilogo. Campanella e la giovane coampagna avevano una relazione da circa cinque mesi. Lui, originario di Bari, separato da 15 anni e padre di due figli, etrambi trentenni, un ragazzo ed una ragazza, rimasti con la madre in Puglia, fa il portiere di notte in un albergo nei pressi della Stazione Termini. Lei, una bella nigeriana in attesa di permesso di soggiorno, fa la parrucchiera a domicilio. I due si conoscono, lei ogni tanto si ferma in casa dell’uomo. Ma tra di loro da qualche tempo si è intromesso un nuovo amore della giovane, un ragazzo nigeriano anche lui. L’uomo non sopporta questa storia, è geloso, litiga spesso con la ragazza. I vicini diranno infatti che li sentivano spesso discutere. Ed è stato così anche l’altra sera. Lei probabilmente ha gridato per l’ultima volta che voleva lasciarlo, lui ha cominciato a strattonarla, E’volato qualche ceffone, lei lo ha graffiato, ma era una ragazza esile, troppo piccola per non essere sopraffatta. I medici le troveranno dei segni sul collo compatibili con lo strangolamento anche se sulla causa effettiva della morte bisognerà attendere nelle prossime ore l’esito dell’autopsia.
La rabbia e la violenza svaniscono come d’un colpo quando Campanella si ritrova tra le mani il corpo senza vita della ragazza. La adagia prima sul letto, poi cerca quasi di nasconderlo alla vista sua e degli altri, mettendola sotto la rete, quasi incastrata tra il pavimento e il letto stesso. L’uomo dirà di non aver dormito tutta la notte, di aver vegliato quell’amore svanito in un’altra stanza. E chi se lo è trovato di fronte ieri mattina sotto casa confermerà di essersi quasi spaventati, tanto era diverso quell’uomo dal Campanella che erano abituati a conoscere. «L’ho visto questa mattina (ieri, ndr) - ha detto un vicino - era a pezzi, distrutto. Era un brav’uomo. Con quella donna si vedevano due-tre volte la settimana, ma non stavano insieme». Un altro vicino ha capito subito che c’era qualcosa che non andava: «Erano le 9.30, l’ho salutato, ma lui non mi ha risposto: aveva lo sguardo nero, gli occhi infossati. E’ salito in auto ed è scappato via». Si vocifera anche che l’uomo prima di incontrare la vittima avesse frequentato altre donne di colore. Sul passato di Vincent Gift comunque gli inquirenti stanno lavorando per cercare di capirne di più, anche se è confermato che fosse incensurata.
I carabinieri del Reparto scientifico hanno perquisito a lungo l’appartamento (tra l’altro il proprietario non è il presunto assassino, l’uomo infatti viveva in affitto in Via delle Vigne) portando via diversi oggetti: una bottiglia vuota di birra, un asciugamano, alcuni vestiti ed un numero impressionante di medicinali. Nicola Campanella deve rispondere del reato di omicidio volontario, gli inquirenti cercano solo di verificare la confessione dell’uomo perchè al momento da scoprire c’è ben poco. La storia di un amore impossibile.

Un amore maledetto.

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