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E in Europa scoppia la guerra del foie gras

Scontro sulle pratiche d’allevamento. La Fiera alimentare di Colonia bandisce il paté d’oca e ai ministri di Parigi viene un "fegato così"

E in Europa scoppia  
la guerra del foie gras

I tedeschi sono riusciti a rovinare la festa del 14 luglio ai francesi. Proprio in quel giorno, l’Anuga, uno dei maggiori saloni dell’alimentazione d’Europa che si terrà nella città tedesca di Colonia il prossimo ottobre, ha fatto sapere che non ha nessuna intenzione di ospitare, né per la pubblicità né per la degustazione, padiglioni dove siano esposti prodotti a base di foie gras, il ben noto alimento francese ottenuto tramite il «gavage» di oche e anatre. Si tratta di una procedura d’alimentazione forzata al punto da rendere il fegato malato di steatosi (il cosiddetto fegato grasso), cosa che crea notevoli sofferenze agli animali interessati. La decisione degli organizzatori della rassegna è stata coraggiosamente comunicata dai tedeschi alle autorità francesi e ha sollevato la collera di un’intera nazione, animalisti a parte, che fa di questo fegato, «spappolato dal grasso», uno dei suoi vanti gastronomici e non solo.

Sono subito arrivate poderose le proteste dei produttori presso il ministero dell’Agricoltura francese il quale le ha girate immediatamente ai colleghi di Germania. Non avendo alcuna risposta, si è mosso Bruno Le Maire, ministro francese dell’Agricoltura, che ha indirizzato una velenosa lettera ai colleghi germanici, chiedendo di ritirare il loro divieto. «È molto importante - ha scritto La Maire alla suo collega Ilse Aigner - per i produttori francesi che il foie gras sia presente al salone, anche perché essi rispettano le regole del benessere animale imposte a livello europeo. Sappia che se non sarà revocato il divieto, io stesso non parteciperò all’inaugurazione del salone di Colonia».

E pare proprio che, un po’ per le spinte dei potenti Grünen (i Verdi) e un po’ per gli umori di una popolazione molto avanzata, per quanto riguarda il benessere animale, i tedeschi non ci stiano per nulla ripensando e non tengano in gran conto le minacce del ministro francese. Ora, si stanno muovendo i presidenti delle regioni del Sud Ovest di Francia, dove ci sono gli allevamenti più numerosi e la faccenda sta pian piano degradando verso un potenziale incidente diplomatico.

In Germania da quasi vent’anni il gavage è proibito, nonostante non lo sia la vendita del foie gras, mentre in moltissimi altre nazioni non esiste neanche una legislazione ad hoc, perché è sufficiente ricorrere a quella sul maltrattamento degli animali. Piantare un tubo nella gola di un gatto e farlo mangiare fino a fargli «scoppiare» il fegato è un reato e così lo è per oche e anatre. Esiste peraltro una direttiva dell’Unione europea nella quale si raccomanda la cessazione della pratica del gavage ovunque essa sia ancora praticata. Gli unici paesi europei dove l’alimentazione forzata di oche e anatre è ancora possibile sono Francia, Spagna e Ungheria e, extra Unione europea, Turchia.

Fuori d’Europa, gli Stati Uniti, Israele e la stessa Argentina hanno ritenuto i diritti degli animali prevalenti sulla gola dell’uomo.
Per quanto i cugini d’oltralpe si affannino a dimostrare di seguire le norme del benessere animale, un fegato che aumenta di dieci volte perché un tubo piantato nel gozzo gli porta un pastone semiliquido e ipercalorico ogni giorno, è un fegato malato che non dovrebbe neanche essere messo in commercio.

Quanto all’oca, vi lascio immaginare la sua gioia.

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