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E il Papa avvertì la Cei: non citate Berlusconi

Benedetto XVI non vuole che la Chiesa decida le sorti del governo: la linea della prolusione di Bagnasco definita in un summit con il Santo Padre e Bertone. L'input del Pontefice: la volontà è che vescovi e Vaticano lavorino di comune accordo. Bagnasco fa il bis: "Correggere gli stili di vita"

E il Papa avvertì la Cei: non citate Berlusconi

Roma - Un summit riservato a tre ha deciso la linea che la prolusione del capo dei vescovi italiani, il cardinale Angelo Bagnasco, avrebbe dovuto tenere nei confronti del premier Silvio Berlusconi: una presa di distanza durissima dagli scandali a sfondo sessuale resi noti dalle varie intercettazioni.

Il summit ha avuto luogo sabato 17 settembre a Castel Gandolfo, nella residenza estiva dei Papi. Dopo la discussione intorno alla nuova presidenza dell’Istituto Toniolo, la «cassaforte» dell’università Cattolica affidata ora ad Angelo Scola nuovo arcivescovo di Milano, Benedetto XVI, il cardinale segretario di stato Tarcisio Bertone e Bagnasco hanno concordato i contenuti della prolusione. Benedetto XVI non vuole che la Chiesa decida le sorti di un partito o di un capo di governo. Per questo ha chiesto chiarezza sulla questione morale, ma il fatto che la prolusione non citi mai direttamente il premier resta un segnale della volontà di mantenersi un passo indietro rispetto alle sorti politiche del Paese.

Non è secondario che Benedetto XVI abbia voluto vedere insieme Bertone e Bagnasco. Mentre precedentemente Bagnasco parlava esclusivamente e riservatamente con il Papa dei contenuti delle sue prolusioni, sabato 17 ha partecipato all’incontro anche Bertone. La volontà del Pontefice, infatti, è che di qui in avanti segreteria di Stato vaticana e Conferenza episcopale italiana lavorino di comune accordo e non si sovrappongano più come invece è avvenuto in passato. Ieri sera questa volontà si è esplicitata bene a palazzo Borromeo, nella sede dell’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. All’incontro dedicato a «Chiesa, Stato, Regioni e Unità d’Italia» sono intervenuti, non a caso, Bagnasco e - era questo il suo esordio pubblico - il nuovo arcivescovo sostituto della segreteria di Stato vaticana Giovanni Angelo Becciu, in sostanza il primo collaboratore di Bertone.

Soltanto lo scorso luglio un incontro organizzato in una parrocchia salesiana di Roma da monsignor Mario Toso, segretario del dicastero vaticano di Giustizia e pace, con il chiaro intento di sondare il terreno in vista dell’apertura dei lavori volti alla formazione di una nuova Balena bianca, aveva irritato non poco gli ambienti Cei, allora al lavoro per favorire la nascita dal basso di una nuova aggregazione pre politica. Bertone, in quell’occasione, richiamò Toso a maggior prudenza lasciando intendere che di lì in avanti egli avrebbe favorito soltanto un lavoro comune con la Chiesa italiana. I responsabili delle varie associazioni cattoliche e dei diversi movimenti ecclesiali si sono adeguati a questa linea. Ne è una riprova il fatto che il fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, vicino agli ambienti romani della segreteria di Stato, abbia deciso all’ultimo di partecipare a un convegno organizzato il 17 ottobre a Todi dal Forum delle associazioni del mondo del lavoro, una sigla di associazioni cattoliche alle quali la Cei guarda con molta attenzione: è qui che si getteranno le basi di una nuova aggregazione di cattolici che s’ispirerà, almeno idealmente, al Partito popolare europeo.

La stoccata riservata da Bagnasco al premier è anche figlia delle proteste che la base - parrocchie, semplici fedeli, associazioni più o meno importanti - hanno indirizzato ai vescovi per il troppo silenzio tenuto sulla questione morale. Diverse le lettere indirizzate al quotidiano Avvenire in questi mesi. Queste proteste fatte arrivare al governo centrale della Cei dai singoli vescovi hanno fatto pensare che una parola dura sulla questione morale fosse oggi più impellente dell’affronto di altre tematiche.

Bagnasco, che già aveva parlato nel settembre del 2009 e nel gennaio del 2011 del fatto che «la militanza politica deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che comporta», ha ritenuto opportuno calcare ulteriormente la mano per non essere giudicato in qualche misura consenziente con atteggiamenti morali dal suo punto di vista illeciti.

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