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Ecco il giallo della crocerossina che ha stregato Berlusconi

Una partita galeotta. Tutti, a partire dal premier, l'hanno notata il 2 giugno. Ma ora la Cri difende a spada tratta la sua identità

Ecco il giallo della crocerossina  
che ha stregato Berlusconi

Qualche dozzina di secondi, il tempo di sagomare una falcata da amazzone davanti alle autorità repubblicane lì riunite, e la gran parata ai Fori imperiali è percorsa da un brivido, un venticello tiepido che scombussola gli illustri ormoni di cotanto palco. Cammina, ondeggia, andatura marziale-sexy, guanti bianchi, labbra carnose, un filo di trucco, guance illuminate da un delicato rossore, la croce sul petto ornato solo di medaglia, la livrea statuaria ingentilita dal velo nero che scende sulla schiena come una ciocca di capelli (pudicamente nascosti dal copricapo). Insomma un condensato di sogni erotici da merlo maschio italiano: l'infermiera premurosa e formosa, il rigore pudìco e le movenze fascinose, il contrasto freudiano tra religione e sensi, sempre in agguato.

La sexy-crocerossina, «bombastica» come direbbe Dagospia è una specie di miraggio nel protocollo istituzionale del 2 giugno, anche perché non c’è solo lei, ma, ubbidiente al suo comando gentile, un drappello di crocerossine altrettanto snelle, alte, elastiche e ben addestrate. Ecco, dopo la sfilata di migliaia di soldati, tripudio del machismo patriottico, l'apparizione del plotone di volontarie alle grandi manovre è un elisir per la vista di ministri, sottosegretari, capi di Stato e di governo. Silvio Berlusconi, notoriamente sensibile alle grazie femminili, ne individua la comandante, esclama qualcosa, i presenti convengono col presidente: trattasi di esemplare degno di nota, e sia detto senza offesa alcuna per gli altri ufficiali passati in rassegna prima di lei. Ma chi sarà mai? Edwige Fenech? Un’attrice strappata da un set di Tinto Brass? Una sosia della giovane Veronica Lario? In effetti la somiglianza con l’ex moglie del Cavaliere colpisce, anche perché lascia giocare con la fantasia, tra realtà e finzione, territorio esplorato dalla Lario, giovane attrice teatrale, protagonista della commedia di Fernand Crommelynck Il magnifico cornuto con Enrico Maria Salerno, e più tardi al cinema con il wertemülleriano Sotto... sotto... strapazzato da anomala passione.

Se si vuol passare dalla fantasia alla realtà, tuttavia, il gioco diventa più complicato. La Croce rossa è chiusa a riccio per difendere l’identità della misteriosa comandante apparsa ai Fori imperiali (e così anche delle sue sottoposte, brave, buone e belle). Anzi, il Corpo (e che corpo...) delle Ausilarie della Cri è «blindato in un dignitoso mutismo verso un interesse così frivolo», come spiega, tuonando al telefono, sorella Monica Dialuce, segretario generale delle Infermiere volontarie della Croce rossa italiana. Vorrebbero, e giustamente, che si parlasse del loro straordinario impegno ad Haiti, della loro preziosa opera negli ospedali militari, in quelli civili, nelle postazioni di pronto soccorso, negli ambulatori, nei centri di assistenza... Ma la cura, se proviene da mani affusolate e visi angelici, acquista un che di divino e provvidenziale.

Nella riservatezza da clausura che le consorelle mantengono sulla capo-parata, si riesce a sapere soltanto che è ufficiale della Croce rossa, e l’età: 46 anni, portati da atleta, come si conviene a delle volontarie preparate come militari. Il nome? «Siamo tutte sorelle, il nome non importa» spiega la Dialuce. Ogni anno selezionano, dopo dieci giorni di addestramento in caserma, l’élite che rappresenterà il Corpo alla sfilata del 2 giugno, per scortare la bandiera della Repubblica italiana. Le più dignitose nel portamento, le più eleganti, le più formate dall’addestramento semi-militare. In una parola: le più belle.

Liberi tutti, adesso, d’immaginare di essere soccorsi e curati dal drappello di supercrocerossine dei Fori imperiali e dalla loro comandante.

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