Cultura e Spettacoli

Ecco gli Oscar da Oscar dopo 50 anni di capolavori

Il 27 aprile 1965 usciva il primo titolo della rivoluzionaria collana. Per festeggiare, tornano in una nuova veste i dieci titoli più celebri

Ernest Hemingway negli anni Trenta
Ernest Hemingway negli anni Trenta

Voltare pagina, in ogni impresa umana, a volte è frutto del caso. Altre di incoscienza. Altre ancora di fede, costanza e coraggio. È il caso degli Oscar, la collana editoriale italiana che ha creato un nuovo modo di intendere il libro, sia per i lettori sia per le case editrici. Quando il vecchio Arnoldo Mondadori, il primo a essere sbalordito per l'incredibile successo dei suoi Oscar, volle sintetizzare il segreto dell'iniziativa per riferirlo al Direttore generale dei servizi di informazione della Presidenza del Consiglio, Giuseppe Padellaro, telegrafò: «Primo aver creato nuovi canali di vendita – Secondo offerta opere alto valore letterario – Terzo aver fede costanza coraggio nelle imprese nelle quali si crede». Era il 21.5.1965. Gli Oscar erano nelle edicole da un mese. E le avevano già colonizzate. Niente sarebbe stato più come prima.

Certo, prima degli Oscar c'erano già i tascabili. Ma dopo gli Oscar della Mondadori - una collana economica, a cadenza settimanale, ad altissima tiratura e veramente di massa che aprì le porte dell'editoria italiana al marketing e alla pubblicità aggressiva - i tascabili, figli commercialmente di un'idea geniale di Arnoldo Mondadori e sociologicamente del boom economico degli anni Sessanta, fecero stra-boom. Il lettore popolare italiano fu attaccato con una terapia d'urto. Grafica semplice e moderna, copertine di taglio cinematografico disegnate prima da Mario Tempesti poi anche da Michele Rubino, paratesti ridotti al minimo, il meglio del meglio della letteratura mondiale, a 350 lire (che secondo un calcolo empirico ma verosimile equivalgono a 3 euro attuali), che trovi in qualsiasi edicola senza dover entrare in libreria, a portata di mano dei lettori deboli e occasionali: impiegati, operai, casalinghe, studenti con tanto tempo e pochi soldi. Una formula perfetta.

Prima collana italiana (perfetta) nella storia dell'editoria a esordire nelle edicole, prima collana a pianificare un nuovo sistema di diffusione della cultura, prima collana a vendere a tutti l'alta letteratura a prezzi bassi, libri tascabili usa-e-getta da comprare dal giornalaio e leggere in piedi sul tram, gli Oscar debuttano il 27 aprile 1965, cinquant'anni fa. Auguri. Il primo titolo è Addio alle armi di Ernest Hemingway, un libriccino 15,5x11 centimetri la cui copertina di taglio cinematografico - del resto si chiamano Oscar - richiama l'omonimo film con l'immagine dell'attore Rock Hudson: è stampato in 60mila copie che vengono esaurite nel primo giorno, che diventano 210mila dopo una settimana e 400mila nei due mesi seguenti. Nelle settimane successive seguiranno La ragazza di Bube di Carlo Cassola (premio Strega 1960, che diventerà un long seller da 446.800 copie vendute tra il '65 e il '71), La nausea di Jean-Paul Sartre e Un amore di Buzzati. Dopo un mese ogni titolo proposto – tutti romanzi – raggiunge la media di 200mila copie vendute, con richieste di prenotazioni ininterrotte. Nel primo anno gli Oscar piazzano 8 milioni e 400mila volumi.

I primi cento Oscar – selezionati personalmente da Alberto Mondadori e da Vittorio Sereni, con i consigli di Raffaele Crovi - presentano una offerta diversificata tra capolavori della letteratura ( Davide Copperfield di Charles Dickens ad esempio), storie avvincenti ( Fermento di luglio di Erskine Caldwell ad esempio), scrittori famosi (William Golding, ad esempio), intrattenimento di ottima qualità ( Giungla d'asfalto di W.R. Burnett, ad esempio), testi legati a pellicole popolarissime (il romanzo Jules e Jim di Henri-Pierre Roché, noto al pubblico per il celebre film di François Truffaut, sfiora una tiratura di 300mila copie). E fu così che se anche qualche intellettuale storse il naso («Kafka e De Maurier, La bella estate e La signora Miniver mischiati insieme producono un cocktail che può fare male, dare allo stomaco, provocare una specie d'ubriachezza a sfondo depressivo», fece notare qualcuno), il «libro a prezzo fisso», fenomeno editoriale che l'Italia ha eredito dalla Francia e dall'Inghilterra ma che ha smisuratamente ampliato, diventò un fenomeno assoluto. Il successo degli Oscar scatenò una corsa al tascabile da parte degli altri editori: i Pocket Longanesi, i David di Dall'Oglio, i Garzanti per tutti, i Capolavori Sansoni, i Libri del sabato Casini... In un anno si arrivò a superare i 12 milioni di copie di tascabili in Italia. Saturando il mercato, un po' come avvenne dopo l'abbuffata dei libri allegati ai quotidiani negli anni Novanta.

Il successo fu così scioccante che un giovane redattore di una casa editrice (concorrente), disse sconsolato: «Verrà il tempo in cui basterà ingoiare una pillola. Una pasticca gialla, per esempio, sciolta in un po' di caffè: e sarà come aver letto tutto Kafka. Pillole azzurre per Bacchelli, rosse per Brecht, nere per Ezra Pound, viola per Proust... Comprate la compressa viola della Recherche !». Del resto, come recita(va) lo slogan della collana, qualsiasi cosa tu voglia leggere «Negli Oscar c'è».

E oggi che gli Oscar, arrivati ormai a 4mila titoli, più che una collana sono una vera divisione editoriale, o una casa editrice dentro una casa editrice, con una trentina di sottocollane, dai Bestseller ai Classici Greci e Latini, la Mondadori ha coinvolto i giovani creativi dello Ied di Milano, l'Istituto Europeo di Design, per realizzare le copertine di dieci Oscar «imprescindibili» scelti dall'editore stesso, ossia gli Oscar degli Oscar, i titoli più celebri e insieme più venduti della storica e attualissima collana e che costituirà una serie celebrativa in uscita a giugno, ossia: Cent'anni di solitudine , Assassinio sull'Orient Express , Il fu Mattia Pascal , Il piacere , Fahrenheit 451 , La fattoria degli animali , Sulla strada , Il ritratto di Dorian Gray , Narciso e Boccadoro e Il vecchio e il mare . Tornando, con Ernest Hemingway, a dove tutto era partito, cinquant'anni fa.

Stra-auguri.

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