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Ecco il solito don Mazzi in tv: «Contento di fregare la Chiesa»

Si è sentito felice «fregando la Chiesa, i preti e tutti quanti». Don Antonio Mazzi, il vulcanico sacerdote fondatore delle comunità Exodus, in prima fila nella lotta alla tossicodipendenza e del recupero degli emarginati, è un ospite fisso di dibattiti televisivi.
Era in diretta Tv su RaiUno anche la mattina di Natale, durante la trasmissione «Mattino in famiglia», quando i conduttori, partendo da una recente inchiesta dell’Economist sulla felicità, hanno domandato al sacerdote: «E tu, don Mazzi, quand’è l’ultima volta che ti sei sentito felice?». Questa è stata la sua risposta: «Una settimana fa è venuto da me un bambino di sette anni, che non aveva ancora fatto la prima comunione e durante la messa mi ha detto: mi dai la comunione? Io gliel’ho data, fregando così la Chiesa, i preti e tutti quanti».
«Hai fregato anche il bambino...» è stato il commento del sociologo Domenico De Masi, presente tra gli ospiti, mentre già era partita una base musicale che concludeva quella parte del programma. In molti si sono chiesti per quale motivo don Mazzi si senta felice «fregando» preti (e lui è prete) e la Chiesa stessa. Gianpaolo Barra, direttore del mensile cattolico Il Timone, ha scritto a caldo un commento: «M’ha preso un senso di sconforto. Risposta davvero “degna” di un ministro di Dio, mi son detto, mentre osservavo il sorrisetto pacioso, compiaciuto, del don Mazzi, appagato d’aver mostrato a tutti che lui della Chiesa e delle sue regole se ne fa un baffo. Anzi, “la frega”. E di aver fatto vedere, ma solo a quelli che di fede ne san qualcosa, che se n’è fregato anche dell’anima di quel bambino».
Al di là delle battute e dei modi spicci e sciolti del sacerdote, la questione è rilevante. La tendenza attuale della Chiesa è infatti quella di posticipare sempre di più la prima comunione per i bambini (che ormai quando la ricevono sono ragazzi), in quanto un percorso di catechesi più lungo diventa il modo per cercare di «agganciare» nuovamente le famiglie che non frequentano la messa. Proprio cent’anni fa era stato san Pio X, l’ultimo Pontefice canonizzato, ad abbassare l’età della prima comunione per non privare i bambini della grazia del sacramento, chiedendo come condizione necessaria non la conoscenza del catechismo, ma il saper distinguere che la particola non era pane comune ma il corpo di Gesù.
Il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, nel recente libro intervista con Alessandra Borghese (La verità chiede di essere conosciuta) racconta di aver fatto la prima comunione a quattro o cinque anni, andando dal sacerdote di nascosto alla madre. Il parroco gliel’aveva data dicendo: «Maria, fra tutte le comunioni fatte oggi, questa forse è stata la migliore». Don Mazzi, però, in Tv non ha raccontato di aver chiesto al bambino perché volesse fare la comunione, se l’ha considerato pronto a riceverla, né ha detto che la sua felicità dipendeva dall’aver concesso la grazia del sacramento al piccolo interlocutore, anche se si può immaginare che questo poteva essere il vero motivo della sua soddisfazione. Si è limitato a dire di essere stato contento per aver «fregato» tutti, i preti e la stessa Chiesa.


Il cardinale Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione del clero, nel libro Il sigillo (Cantagalli) pubblicato due settimane fa, ha definito «imbarazzante» il «proliferare di “preti-star”» soprattutto in Tv, notando come spesso i sacerdoti in video «si discostino, anche palesemente, dalla comune dottrina», determinando «non di rado disorientamento nei fedeli laici e nei comuni ascoltatori».

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